Gli ultimi giorni prima dei primi arrivi a Les sables d’Olonne. Un Vendée Globe superveloce.
Vela e regate
Se in Italia, la vela non è certo uno sport di massa, benché in questi ultimi decenni abbia iniziato a interessare un discreto numero di persone, l’universo delle regate è confinato in un ambito ancora più ristretto.
La gloriosa America’s cup che vede le sue origini risalire agli inizi della seconda metà di due secoli fa, più precisamente al 1851 è rimasta, dai più, ignorata per lustri e in Italia, se ne è iniziato a parlare negli anni ’80, più precisamente nel 1983 quando Azzurra, con Cino Ricci come skipper e al timone Mauro Pelaschier fece parte della schiera degli sfidanti e per la prima volta ci fu un’imbarcazione italiana a partecipare alla competizione… poi sulla scia arrivarono negli anni ’90 “Il Moro di Venezia” e “Luna Rossa”che si fecero il loro spazio nelle notizie dei quotidiani..
Il Vendée Globe, regata in solitario intorno al mondo, senza scalo e senza assistenza, non riempie certo le pagine dei giornali se si escludono naturalmente le riviste specializzate.
Ho per curiosità ricercato gli articoli inerenti a questa regata in un importante quotidiano italiano e ho contato ben 30 articoli, non tutti propriamente incentrati però su questa competizione e soprattutto sparsi su un arco di tempo di lunga gittata che va dal 1997 a oggi, con un notevole incremento dall’autunno 2012.
Ben 14 articoli, quasi la metà della totalità riguardano l’ attuale edizione della regata.
I tempi sono sicuramente cambiati e non si tratta solo della presenza italiana in gara, l’edizione 2000 con ben due italiani in competizione non aveva fatto certamente colare fiumi d’inchiostro.
Alessandro Di Benedetto, “sangue misto”: italo-francese per il paese dove il “dolce sì suona” , franco-italiano “di là dalle alpi” e tempi più maturi hanno allargato un orizzonte un po’ ristretto.
Soprattutto in questi ultimi giorni, mentre i leader della corsa si avvicinano al traguardo delle Sables d’Olonne, le ultime disavventure del nostro italiano stimolano non poco e attirano articoli.
Alessandro Di Benedetto a Cap HornAlessandro Di Benedetto
Il passaggio del Cap Horn è stata “una passeggiata” rispetto a tutto quello che è capitato una volta “svoltato l’angolo”.
Non so se Alessandro Di Benedetto, la veda proprio in questi termini, ma da quando ha doppiato il mitico capo, non ha più avuto pace.
Gennaker strappato, le drizze di testa fuori uso, una prima scalata in testa d’albero, il 19, quella che gli ha permesso di dominare dall’alto lo spettacolo della tuga spolverata di neve e raccontarlo nei suoi comunicati, come sempre fuori del comune.
Neppure 24 ore dopo nuovi problemi questa volta con lo spi, e nuova risalita in cima all’albero. Intanto però il vento era aumentato e le condizioni non erano certo le più favorevoli con i 30 nodi di vento e il mare mosso.
Impresa non delle più facili, due ore per realizzarla, e compiuta con qualche lieve acciaccatura. Poi neppure qualche ora dopo nel cuore della notte verso le 3 del 21,una grossa ondata, probabilmente che fa sbandare l’imbarcazione e saltare Alessandro in coperta.
Sotto Solent e con due mani di terzaroli, come lui stesso racconta, mentre cerca di rimettere tutto a posto, una nuova onda provoca una strambata della randa e Alessandro si prende la scotta in faccia che lo fa cadere e sbattere il lato sinistro del torace.
Bilancio: la randa calata quasi completamente, lo spi piccolo in un sacco, in coperta volato in mare mentre Alessandro si ritrova con un taglietto alla base della narice sinistra che lui stesso richiude con lo steril strip, striscette di cerotto sterile e soprattutto una costola rotta secondo la diagnosi del dottor Chauve, il medico del Vendée Globe.
Duro! manovrare in queste condizioni, con il dolore che ti taglia il respiro.
E Alessandro non manca di chiudere il suo comunicato augurando Buona Giornata!
L’augurio va soprattutto a lui!
Nuove notizie nella serata sempre in diretta da Team Plastique per farci sapere che un po’ dopo le manovre, tenendosi le costole, è riuscito a issare di nuovo la randa, piano piano e con tante soste. La decisione della manovra é per stabilizzare l’imbarcazione che soffre, risentendo troppo dell’onda e anche perché lui se la sente, poi, in caso di bisogno di passare i terzaroli.
Rimandato invece il gennaker che richiede rapidità, sforzo e ampi movimenti. Un’azione non prudente in un momento in cui Alessandro sente soprattutto il bisogno di riposare, cosa che si appresta a fare dopo aver rassicurato i suoi lettori di aver ripreso la rotta, velocità e che a bordo va meglio.
Complimenti a questo uomo di mare, veramente sui generis, con una capacità di sorridere che contagia.
….non é il solo….
Alessandro non è il solo a soffrire nelle retrovie.
Tanguy De Lamotte, pur se fisicamente integro, ha problemi con le drizze pure lui: la seconda che si è rotta, il genoa che finisce in mare e una passeggiatina in testa d’albero in previsione.
Il grosso dramma della giornata però lo vive Jean Pierre-Dick, su Virbac Paprec che in terza posizione a oltre 400 miglia da Gabart, cui si rompe nella notte del 22 la chiglia.
Poco dopo la mezzanotte lo schianto improvviso e inatteso e ci vorrà tutta l’abilità di questo esperto marinaio per stabilizzare la barca, che si è inclinata su un fianco.
J-P Dick è ancora, per il momento, terzo e non ha deciso di arrendersi, ma la sua situazione è precaria.
Ancora 2000 miglia da percorrere per il traguardo e 800 prima di raggiungere le Azzorre, dove J-P Dick potrà, al riparo, fare il punto su Virbac Paprec e decidere se e come continuare.
Dopo tante miglia e oceani attraversati a meno di una settimana dall’arrivo certo che il colpo è duro, come forte era stata la delusione per chi come Marc Guillemot su Safran, sempre per una storia di chiglia aveva dovuto abbandonare la gara fin dall’inizio.
Ma questa è una particolarità del mare, delle regate in cui nulla è certo, in cui il successo non dipende solo ed esclusivamente dall’abilità dello skipper e dalla sua forma fisica e tenuta morale. Gli scafi pure hanno diritto alla parola o meglio alla defaillance…
Fino all’ultimo momento, fin quando il traguardo non è tagliato, può accadere di tutto.
L’incidente di Virbac Paprec è un colpo al morale di tutta la flottiglia e un incitamento alla prudenza. Ricorda ai due leader Gabart e Le Cleac’h, distanziati da meno di cento miglia(96,7 al rilevamento del 22 sera alle ore 20) come più che mai queste ultime giornate devono essere vissute con grande attenzione e concentrazione. Ogni piccolo sbaglio può essere fatale e non va dimenticato che anche il fato può sempre entrare in gioco nella partita e scombinare i piani.
Sempre questo incidente in compenso può dare una chance supplementare a Alex Thomson su Hugo Boss, che attualmente quarto, a circa duecento miglia da Jean-Pierre Dick può iniziare a sperare in maniera più consistente di ottenere un terzo posto sul podio e un God save the Queen.
Per il momento direi che God , da tutti i naviganti in gara può essere ringraziato per averli ben protetti e…che continui a farlo fino alla fine, oramai prossima per i primi, il cui arrivo è previsto, secondo le stime, sabato prossimo all’inizio della notte.
Fine di questa edizione che prevede tutti i record battuti, e si profila come il Vendée Globe più rapido con probabilmente i primi tre al traguardo sotto quota 80 giorni…per la gioia di Jules Verne e Phileas Fog, cui rimarrà il primato della cifra tonda.
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