Ustica 27 Giugno 1980, lo stato ipocrita commemora le vittime e fa causa ai parenti. Di Pietro Italia dei Valori, le assurdità burocratiche
Ustica 27 Giugno 1980
Ustica 27 Giugno 1980, lo stato ipocrita commemora le vittime e fa causa ai parenti. Di Pietro Italia dei Valori. Da un articolo su Italia dei Valori una critica alle formalità burocratiche sulla tragedia di Ustica 32 anni dopo:
Come accade ogni 27 giugno da 32 anni le principali cariche istituzionali dello stato hanno commemorato con comunicati o dichiarazioni ufficiali la strage di Ustica, ovvero la misteriosa esplosione del Dc 9 Itavia in volo da Bologna a Palermo.
Su questa strage i misteri, purtroppo, rimangono fitti come molto forti continuano ad essere le resistenze affinchè si arrivi a fare piena luce sulla dinamica dell’incidente. Resistenze che non riguardano solo l’Italia, ma diversi altri paesi coinvolti come Libia, Francia, Usa e Nato.
E’ giusto e doveroso che le alte cariche dello Stato esprimano solidarietà alle famiglie delle vittime, mantengano viva la memoria e, soprattutto, chiedano verità. A patto, però, che tutto questo non diventi un semplice adempimento formale, un onere imposto dalla carica ricoperta.
I messaggi di Napolitano, Schifani e Fini, sono tanto simili da essere sovrapponibili. ( DICHIARAZIONI SU USTICA ) Vicinanza alle famiglie delle vittime ed auspicio per arrivare a fare finalmente piena luce dicono tutti e tre, esprimendo per il loro tramite quella che è la posizione dello stato.
Peccato, però, che lo stato, dopo non essere riuscito ad assicurare giustizia a queste persone e agli 81 innocenti morti in volo, ora abbia anche un contenzioso aperto proprio con queste persone. Lo scorso anno infatti il tribunale civile di Palermo aveva condannato i ministeri dei Trasporti e della Difesa a pagare sostanziosi risarcimenti ai familiari delle vittime. L’allora governo Berlusconi decise di ricorre in appello e di chiedere la sospensione del pagamento del risarcimento. Il Governo Monti, pur potendolo fare non ha ritenuto di ritirare il ricorso in appello e così tutto è bloccato fino al 2015 (come se 32 anni fossero pochi).
Personalmente ritengo ipocrita che lo Stato, nelle persone del Capo dello Stato e dei Presidenti delle camere da un lato esprima solidarietà e vicinanza alle stesse persone contro le quali è in causa e cerca di evitare di pagare quanto stabilito da un tribunale. Se ci si schiera con i familiari delle vittime allora il coraggio di dire una parola sul contenzioso in corso lo si deve avere.
Speravo, e gliel’ho chiesto via twitter, che fosse almeno il sindaco di Bologna Virginio Merola a fare cenno a questa dolorosa vicenda, ma purtroppo così non è stato, ed un peccato perché le sue parole oggi valevano doppio.
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L’unica che ha sollevato la questione è stata come sempre la presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Daria Bonfietti, la cui pacatezza ed estremo equilibrio è davvero encomiabile. Tutto ciò è triste e al tempo stesso indicativo, perché raffigura plasticamente la solitudine nella quale hanno vissuto i parenti delle 81 vittime del Dc9 Itavia in questi 32 anni.
La strage di Ustica fu un disastro aereo in cui persero la vita 81 persone nel cielo tra le isole di Ustica e Ponza, venerdì 27 giugno 1980, quando l’aereo di linea Douglas DC-9, marche I-TIGI, appartenente alla compagnia aerea italiana Itavia, si squarciò in volo all’improvviso e scomparve in mare.
Dopo oltre trent’anni di inchieste, molti aspetti di questo disastro, tra i quali le cause stesse, non sono ancora stati chiariti.
Una delle tesi più accreditate, sebbene né i tracciati radar mostrino alcun velivolo sospetto, né dagli enti militari, nazionali, alleati od avversari, sia mai giunta alcuna segnalazione di anomalie, né sul relitto sia mai stato trovato alcun frammento di missile, prevede uno scenario di guerra aerea.
L’occultamento e la distruzione di alcuni registri e di alcuni nastri che registrarono il volo DC-9 IH870, a fronte delle prove prodotte da altri analoghi registri e nastri non occultabili e non distrutti, induce a riflettere su cosa sia veramente successo. Infatti se il disastro avesse avuto cause chiare (difetto strutturale o bomba) non sarebbe stato necessario occultare e distruggere prove di primaria importanza sul volo. I dati di volo distrutti e recuperati da altre fonti nazionali e internazionali, l’allarme generale della difesa aerea, lanciato da due piloti dell’aeronautica militare italiana, potrebbero confermare la tesi accusatoria secondo la quale l’aereo DC-9 Itavia del volo IH870 sia stato abbattuto, verosimilmente per errore, da un aereo militare
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