Alla fine anche l’Europa si è resa conto che l’IMU, tassa sulla casa di proprietà ideata dal governo Berlusconi per sostituire l’ICI e poi fortemente modificata dal governo Monti, è profondamente iniqua.
Nei mesi scorsi, ogni volta che venivano imposti salassi durissimi agli italiani (riforma delle pensioni, riforma del mercato del lavoro, meccanismo di stabilità, aumento dell’aliquota IVA, IMU ecc…) ci veniva ripetuto continuamente l’adagio “ce lo chiede l’Europa”. Come se all’Europa non si potesse mai dire di no.
A ben vedere negli anni invece l’Italia si è spesso disinteressata delle direttive europee, in molti settori. L’Europa ci chiedeva una seria legge anticorruzione (quella approvata pare più il classico pannicello caldo), ci chiedeva pluralismo nella gestione delle frequenze televisive (vedi caso Europa7), ci chiedeva una gestione dei rifiuti lontana anni luce da quella attuata ad Acerra…
L’Europa ci chiedeva anche maggiore umanità nel trattamento dei carcerati. La condizione delle carceri italiane, che ha portato recentemente l’anziano leader radicale Pannella all’ennesimo sciopero della fame, è giunta in queste ore all’attenzione dei principali organismi politici continentali. Il tema è caldissimo e andrebbe, finalmente, affrontato con serietà e senza i soliti vuoti slogan da campagna elettorale.
La bocciatura più clamorosa di Bruxelles è però quella sull’IMU, la tassa da molti italiani identificata come opera di Mario Monti, il più “europeo” (almeno a quanto scrivono tanti giornalisti italiani) dei leader politici nazionali. Secondo la Commissione Europea i valori catastali degli immobili dovrebbero essere aggiornati tenendo conto del valore di mercato degli immobili. L’aumento del 60% dei valori catastali stabilito invece dall’IMU viene ritenuto non equo, in quanto non adeguato alle diverse fasce di reddito. Occorre inoltre, secondo l’Europa, definire con maggiore chiarezza la definizione di prima e seconda casa.
Dall’aumento delle tasse al peggioramento della crisi economica il passo è breve. Nel rapporto della Commissione si fa esplicito riferimento al rischio, crescente, di esclusione sociale in molti stati membri dell’Unione. Va detto tuttavia che tali rischi “variano enormemente” da stato a stato. L’Italia, insieme a Grecia, Spagna, Malta, Lituania, Lettonia ed Estonia è tra i paesi in cui “c’é un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà”. Uscirne a breve? Neanche per sogno. Per Bruxelles “la situazione sta peggiorando dato che le prospettive attuali sono cupe”.
L’Europa, per cominciare, ci chiede più equità. Al prossimo governo il compito di farlo: ce lo chiede l’Europa!
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