Violentata da due poliziotti ai primi di settembre ma incriminata per oltraggio al pudore, perché trovata in posizione “immorale”, la giovane donna tunisina rischiava fino a sei mesi di carcere.
Giovedi 29 novembre, sia lei sia il fidanzato hanno beneficiato di un “non luogo a procedere”, ha annunciato una dei loro avvocati Maitre Emma Zahrouni dall’antenna di Mosaïque FM..
Sorpresa in auto con il compagno, ai primi di settembre, la ventisettenne donna tunisinaera stata fermata dai poliziotti, due dei quali la avevano violentata, mentre un terzo aveva cercato di estorcere denaro dall’uomo.
La storia era rimbalzata rapidamente come una palla di gomma, suscitando indignazione e provocando contemporaneamente un’ondata di sostegno nei confronti della giovane donna.
In azione, ONG e movimenti femministi non avevano lasciato che questa storia fosse insabbiata. Con le manifestazioni in Tunisia e la divulgazione della notizia circolata anche fuori dei confini del paese, l’opinione pubblica è stata ampiamente sollecitata.
Ondate di collera, sdegno e reazioni di sostegno anche a livello di governi stranieri, come la Francia, a favore di questa vittima accusata di oltraggio al pudore, da chi, evidentemente, del pudore ne ha solo un’immagine distorta e a senso unico.
Il ministro tunisino della Giustizia, Noureddine Bhiri era stato particolarmente fischiato quando, ai primi di ottobre, aveva annunciato che l’interesse che i media stranieri avevano riservato a questo caso era la testimonianza di un complotto contro il governo.
L’eco di tutta la storia, era stata così forte che lo stesso presidente della repubblica di Tunisia aveva incontrato la donna tunisina.
Le accuse sono state abbandonate, ieri giovedì, per mancanza di prove nei confronti dei due giovani, accusati dai tre poliziotti, mentre questi ultimi, a quanto ha affermato l’avvocato Maitre Bochra Belhaj Hmida, dovranno rispondere in giustizia delle accuse di stupro per due di loro e di corruzione per il terzo.
“Benché mi aspettassi di essere completamente scagionata, sono felice, e anche contenta che gli altri due saranno condannati. È l’inizio della nostra vittoria!” “ha commentato la vittima, il cui anonimato è stato preservato, all’antenna della radio locale Shems-FM.
Un riconoscimento necessario dei diritti e della dignità della donna e una conquista irrinunciabile in un paese arabo, che all’avanguardia rispetto agli altri paesi di fede musulmana, sta perdendo parte delle libertà conseguite.
Con la caduta di Ben Ali’ e la conseguente entrata al governo delle forze islamiche dell’ Ennadha, la politica nei confronti delle donne è visibilmente cambiata, con tentativi di ritorno indietro sui diritti delle donne tunisine che nel lontano 1956 avevano ottenuto con la promulgazione del Codice di statuto personale (CSP) ,il 13 agosto 1956, la parità dei sessi in diversi campi, condizione unica nel mondo arabo, pur se le donne in Tunisia sono tuttora discriminate in altri campi come quello dell’eredità.
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