Rischio di annullamento della condanna, ma la Corte di Cassazione ha invece confermato la condanna per Total. Riconosciuto il pregiudizio ecologico. Esultano gli ambientalisti.
Una storia di inquinamento che risale a 13 anni fa con il naufragio dell’Erika, una vecchia nave battente bandiera maltese e noleggiata da Total. Lo scafo dell’Erika si era spezzato in due durante una tempesta nel dicembre del 1999 al largo delle coste della Bretagna.
20.000 tonnellate di petrolio di Total riversate in mare prima che la nave colasse a picco che avevano inquinato circa 400 km di coste francesi, ucciso decine di migliaia di uccelli e distrutto i fondali marini.
Iniziava la storia ricordata come “la marea nera dell’Erika”, il più grande disastro ecologico conosciuto in Francia…nessuno lo ha scordato e men che meno gli ambientalisti e tutti quelli che avevano cercato di salvare i poveri animali e la natura, ripulendo piume e chilometri di arenili.
Responsabili della catastrofe il gruppo Total, il RINA l’organismo italiano di certificazione della navigabilità, il proprietario italiano della nave Giuseppe Savarese e Antonio Pollara che gestiva la nave.
Tutti condannati chi più, chi meno a pene pecuniarie (da multe di 75mila a 375mila euro per Total)
La Corte di Cassazione, che ha emesso il suo verdetto martedì, doveva stabilire se la giustizia francese avesse la competenza oppure no di giudicare su questo disastro: durante l’udienza di maggio era stata infatti richiesto l’annullamento definitivo delle condanne pronunciate in appello in 2010 perché secondo l’analisi della difesa di Total la giustizia francese non avrebbe avuto il diritto di occuparsi di questo naufragio avvenuto fuori delle sue acque territoriali.
La Corte di Cassazione ha confermato martedì la condanna penale di Total, pronunciata nel 2010 per “inquinamento marino” e ha in più dichiarato che Total era ugualmente responsabile civilmente validando quanto già pagato dal gruppo per danni e interessi, cifra questa ben più elevata delle multe del penale, ma sempre insufficienti rispetto al danno creato.
Sospiro di sollievo ed esultanza da parte delle parti civili (collettività locali e associazioni di protezione dell’ambiente) rasserenate dalla conferma della condanna.
“Una vera e totale vittoria” come ha detto l’avvocato dei dieci comuni del litorale.
Grande sollievo anche per Greenpeace che nel verdetto della Corte di Cassazione vede un messaggio chiaro da cui si evince che i responsabili di inquinamento sono tutti chiamati in causa e devono rispondere penalmente. L’ annullamento delle condanne sarebbe equivalso a un offerta di permessi di inquinamento a tutti i petrolieri.
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