Si parla da mesi di una ripresa o di una crescita che c’è, o almeno ci sarebbe, ma – lo ammette anche il premier Letta – non si vede. L’unica voce in crescita, anche nel 2014, potrebbe essere quella delle tasse. Non certo una bella notizia in un Paese come l’Italia, che vanta già (si fa per dire) una altissima pressione fiscale. Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore l’aumento potrebbe aggirarsi intorno ai due miliardi di euro, praticamente un’altra mezza IMU “extra”.
Gli aumenti deriverebbero dalle cosiddette “clausole di salvaguardia” previste dal decreto che ha cancellato l’acconto IMU. Nel caso in cui le entrate dovute all’IVA derivante dal pagamento di parte dei debiti della Pubblica Amministrazione fossero inferiori al previsto (ipotesi, purtroppo, non improbabile) entro il 30 novembre scatterebbero infatti aumenti automatici delle accise e degli acconti di Ires e Irap.
Tasse: tante ipotesi e poche certezze
Siamo ancora nel campo delle ipotesi, soprattutto dopo la sostanziale bocciatura della Legge di Stabilità da parte dell’Europa. I conti dell’Italia continuano ad essere “osservati speciali” e le incognite restano molteplici, scontentando un po’ tutti e scoraggiando anche i potenziali investitori più intraprendenti.
Il 2014 sarà veramente l’anno della ripresa o sarà solo l’ennesima, vana, speranza? I conti dell’Italia, come quelli di altri paesi europei, continueranno ancora a lungo ad essere sotto stretta osservazione, con margini di manovra sempre più stretti per i governi nazionali. “L’Italia ha il pilota automatico” disse Mario Draghi lo scorso marzo, intendendo come la strada delle scelte in campo economico fosse sostanzialmente obbligata per qualsivoglia governo avesse preso la guida del Paese. Vincoli economici duri, difficili da rispettare, fortemente limitanti della sovranità nazionale di tutti i paesi europei. Vincoli che, con l’attuazione completa di MES e Fiscal Compact potrebbero diventare difficilmente sostenibili.
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