Non c’è pace per Taranto. Dopo mesi di lotte, sia per il lavoro che per la salute, ma soprattutto per non dover “scegliere” tra l’una e l’altra, arriva oggi un doppio colpo da KO. Dopo le ultimissime vicende giudiziarie, terminate con l’arresto di sette persone e il sequestro dei prodotti del mega impianto siderurgico pugliese, il figlio dell’ex patron Riva di fatto ricercato e l’attuale presidente Bruno Ferrante (già prefetto di Milano e candidato sindaco in quota PD sempre nel capoluogo lombardo) tra gli indagati, arriva l’annuncio della chiusura.
Bruno Ferrante annuncia tuttavia che resterà presidente dell’Ilva, nonostante le accuse, ma che il polo siderurgico di Taranto chiuderà i battenti. Ferrante ha raccolto subito la solidarietà di Confindustria, che parla apertamente di “accanimento giudiziario” e l’impegno del Governo a convocare, giovedì prossimo, sindacati ed enti locali per discutere il da farsi.
La chiusura dello stabilimento di Taranto significherebbe perdita del lavoro per 5.000 persone. “Decisione inevitabile” afferma l’azienda, dopo il sequestro disposto dal Gip.
I magistrati motivano la decisione affermando che “il diritto alla vita e il diritto alla salute non sono comprimibili dall’attività economica. Non ci possono essere situazioni di inesigibilità tecnica ed economica quando e’ in gioco il diritto alla vita che e’ un diritto fondamentale sancito dalla Carta Costituzionale”.
Non ci sono però solo le critiche ai magistrati, anzi. Ad essere più che mai sotto accusa sono proprio l’Ilva e le sue gestioni, sia quella attuale che quella precedente della famiglia Riva, rei secondo molteplici associazioni ambientaliste e per la difesa della salute di non aver attuato misure sufficienti per garantire il rispetto degli standard di sicurezza sanitaria minimi prescritti delle leggi.
E’ significativo che proprio nella giornata di oggi il Sole 24 Ore abbia pubblicato l’annuale classifica sulla qualità della vita. Bolzano ha conquistato la prima posizione, superando Bologna (che crolla in decima posizione), piazzandosi davanti a Siena e Trento. Appena fuori dal podio, nell’ordine, Rimini, Trieste, Parma, Belluno, Ravenna ed Aosta. Se però guardiamo la classifica partendo dal basso, ecco che troviamo subito proprio Taranto.
La classifica è calcolata sulla base di sei fattori: tenore di vita, affari e lavoro, servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico, tempo libero. Taranto, in particolare, si classifica al 94° posto tra i capoluoghi di provincia italiani in quanto a tenore della vita nonché in servizi ambiente e salute, 95° per affari e lavoro, 103° per popolazione, 104° per tempo libero. Taranto si classifica inoltre al 105° posto per quanto riguarda il tasso di imprenditorialità giovanile per ragazze e ragazzi tra 18 e 29 anni.
Ben difficilmente la situazione di Taranto potrà migliorare dal punto di vista del lavoro e anche per restituire un’aria minimamente respirabile serviranno sicuramente degli anni. I nessi tra le due vicende non sono certo casuali e la rinascita del capoluogo murgese appare ancora molto lontana.
Commenti riguardo il post