Più della metà della popolazione soffre, o ha sofferto, di un problema che riguarda la pelle e il 18-27% ha avuto bisogno di cure mediche. Come riconoscere lo stress della pelle e affrontarlo.
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Più della metà della popolazione soffre, o ha sofferto, di un problema che riguarda la pelle e il 18-27% ha avuto bisogno di cure mediche: in Italia, le malattie della cute, specie quelle infiammatorie, sono in continuo aumento e nel loro esordio, o aggravamento, è spesso implicato lo stress. Uno stress che si può “misurare”.
Neurofisiologi del Cousin Center per la psiconeuroimmunologia dell’Università della California, dopo aver sottoposto un gruppo di volontari a un’esperimento che prevedeva l’induzione di una particolare forma di stress (quello da “esclusione”, ovvero da rifiuto sociale), hanno visto che solo in una minoranza di volontari alcune aree del cervello risultavano iperattive e aumentava la risposta infiammatoria (misurabile attraverso diversi parametri come la produzione di citochine, potenti messaggeri chimici del sistema immunitario). È la conferma che esistono effettivamente persone più sensibili di altre allo stress che “pagano” la propria ipersensibilità con una reazione eccessiva, spesso proprio a livello della pelle.
«Tra il cervello e la pelle – spiega Marcello Monti, docente di dermatologia dell’Università degli Studi di Milano – esiste una specie di corsia preferenziale perché entrambi originano dalla medesima porzione – più propriamente lo stesso “foglietto” – embrionale. Come dermatologi, vediamo gli effetti di questo collegamento ogni giorno. Basti pensare alla psoriasi, una delle più diffuse malattie della pelle: più di metà delle persone con questa patologia ricordano di aver vissuto esperienze stressanti prima della comparsa o dell’aggravamento della malattia». «La medicina non è in grado di dirci perché alcuni reagiscono allo stress con manifestazioni fisiche evidenti, cioè somatizzano, e altri no – aggiunge Monti -. E neppure sa dirci perché queste manifestazioni siano così diverse da persona a persona: c’è chi reagisce con extrasistole, chi con attacchi di emicrania, chi con una gastrite. Ognuno di noi ha uno o più punti deboli. Ma la pelle è senza dubbio uno dei bersagli più comuni dello stress». Quando siamo “sotto pressione” il nostro cervello interpreta gli stimoli stressanti e regola la risposta difensiva dell’organismo. Dal canto suo, l’epidermide (un vero e proprio organo, come i polmoni o i reni) è il capolinea di innumerevoli terminazioni nervose.
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Quando lo stress ci colpisce si innesca una catena di eventi che, partendo dall’ipotalamo (il nucleo più antico del cervello) e passando per l’ipofisi, provoca numerose alterazioni ormonali e una risposta infiammatoria, più o meno intensa, a livello cutaneo. Le dermatiti infiammatorie con radici nella psiche sono davvero tante. Oltre alla psoriasi c’è la dermatite atopica, l’Herpes labiale, l’orticaria, il dermografismo e l’alopecia areata che è un vero e proprio modello di disturbo cutaneo da stress, motivo di circa il 2% dei consulti dermatologici: il bulbo capillifero è sano, eppure il capello cade, inesorabilmente. «Quando si ha un’improvvisa caduta dei capelli come nell’alopecia areata – chiarisce Marcello Monti – è proprio come se si accendesse una spia d’allarme che impone di “fermarsi” a riflettere sui propri ritmi di vita. Ma in generale, con tutti i disturbi alla pelle dobbiamo “rallentare” e chiederci se non stiamo sopportando uno sforzo psichico eccessivo. Dopo aver preso consapevolezza del fatto che una guarigione completa, senza ricadute, sarà improbabile finché saremo sottoposti a uno stress eccessivo, e che pomate e rimedi vari da soli non saranno risolutivi, arriva la parte più difficile: cercare di cambiare qualcosa nella nostra vita, adottando strategie per controllare meglio la fatica psichica, magari introducendo qualche sana valvola di sfogo».
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