Sono morti 28 studenti ed un’insegnante per un colpo di mortaio lanciato dai ribelli contro una scuola. L’attacco è avvenuto vicino a Damasco contro la scuola Bteiha nel campo Wafideen. Purtroppo il bilancio della giormata non si limita a queste vittime, dal momento che altre sono state causate ad Aleppo, Homs, Daraa e Hama. In ogni caso la regione più colpita è sempre quella di Damasco.
È rimasto ucciso negli scontri di oggi anche un giornalista di un quotidiano governativo: l’uomo, Naji Asaad Imam, del giornale Tishrin, era uscito di casa per andare al lavoro e si trovava nel quartiere di Tadamon, nella zona sud di Damasco, quando è stato ucciso da colpi di arma da fuoco.
L’esercito siriano lealista, e dunque ancora fedele al regime del presidente Bashar al Assad, ha bombardato durante tutta la giornata alcuni villaggi a sud-ovest di Damasco e la regione di Ghota, che si trova ad oriente della capitale siriana.
Come se questi scontri non bastassero, stando a quanto ha riportato l’Osservatorio sui diritti umani, nella notte i combattenti islamici del fronte al-Nusra, legato ad al-Qaeda hanno ottenuto il controllo di Tibni e di diversi punti strategici nella provincia settentrionale della Siria (Dayr az-Zor) proprio sul confine con l’Iraq.
Invece, i ribelli siriani non lealisti controllano ora la maggior parte dell’autostrada che collega l’aeroporto di Damasco al centro, e si sono attestati per ora a soli 6 km dal centro città.
Secondo i Comitati di coordinamento locali dei residenti le vittime della sola giornata di oggi superano le 40 persone: questa situazione in Siria peggiora di giorno in giorno e, più che dal punto di vista economico, si sta rivelando sempre più tragica dal punto di vista del costo umanitario.
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