I cacciabombardieri dell’aviazione militare del regime siriano, guidata dai capi dell’esercito lealista di Bashar al Assad hanno bombardato un campo profughi palestinese che si trovava nella periferia meridionale della capitale siriana, dove questi si erano rifugiati dopo esser fuggiti da altri combattimenti nei sobborghi di Damasco.
Almeno 25 persone sono state uccise dalle bombe lanciate dagli aerei, ma il bilancio delle vittime è destinato a salire, visto il numero di persone gravemente ferite.
La struttura colpita è quella di “Yarmuk”, dove si trovava la maggior parte dei rifugiati palestinesi in Siria (in totale sono oltre 500mila). Perché bombardare un campo profughi palestinese? È da qualche settimana che i ribelli siriani anti-regime (non lealisti) si stanno facendo strada occupando le zone circostanti la capitale per prepararsi all’entrata ed alla presa della città. Erano partiti da quartieri molto periferici e hanno proseguito fino a “conquistare” l’autostrada che collega l’aeroporto internazionale con il centro di Damasco. Nella loro avanzata verso il centro città, avevano attraversato anche la zona in cui si trovava il campo profughi palestinesi e molti ribelli si erano fermati lì per sgomberare l’area dai lealisti. Questa mossa, però, ha inevitabilmente reso il campo profughi un obiettivo del regime per evitare o frenare l’avanzata ribelle verso il centro di Damasco.
La notizia del bombardamento è stata immediatamente resa nota dai ribelli che hanno raccontato che una delle bombe ha colpito la moschea del campo, dove erano presenti centinaia di profughi in preghiera. L’osservatorio siriano per la difesa dei diritti umani, Ong vicina ai ribelli con base a Londra, racconta come sia la prima volta da quando è iniziata la guerra civile nel marzo 2011 che viene attaccato il campo profughi palestinese: “I jet hanno colpito un’area vicino all’ospedale di Al-Bassel, il campo di Yarmuk, ferendo diverse persone”.
Continua così, dunque, con continui attacchi a botta e risposta, la guerra tra lealisti ed opposizione in Siria: davanti a tanta violenza che non accenna a diminuire cosa possono fare le organizzazioni internazionali per porre fine alla guerra?
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