Correva l’anno 1979. La Cina accoglieva circa un quarto della popolazione mondiale, motivo per il quale il leader supremo cinese Deng Xiaoping per controllare l’aumento della sua popolazione decise di avviare un nuovo piano di riforme: “la politica demografica del figlio unico”. La legge vietava a gran parte delle coppie dei centri urbani di avere più di un bambino mentre permetteva alle coppie delle campagne di avere due figli solo nel caso in cui il primogenito fosse femmina. Una riforma considerata in maniera controversa fuori dalla Cina che aveva portato ad un significativo aumento dei casi di aborto “forzato” e di infanticidio femminile.
Adesso, dopo trent’anni dalla sua approvazione, il comitato centrale del Partito Comunista Cinese, presieduto dal segretario del partito e presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, ha deciso di modificare la legge. La nuova riforma – che non annulla ma di fatto allenta molto la politica del figlio unico – prevede che le coppie potranno avere due figli se uno dei genitori (o entrambi) sono figli unici. Per la Cina si tratta di una svolta epocale. Si conta, infatti, che dalla fine degli anni settanta ad oggi non siano nati in ottemperanza dei divieti almeno 400 milioni di bambini.
La riforma sarà avviata prima in alcune province del paese e poi progressivamente estesa a tutta la Cina. Saranno i singoli Parlamenti provinciali a fissare tempi e modalità di applicazione della nuova normativa, sulla base della consistenza della popolazione locale e della rispettiva pianificazione. Si valuta comunque che la riforma diverrà concretamente operativa verso la fine del primo trimestre del 2014.
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