Il partito nato in occasione delle elezioni 2013 dal magistrato Antonio Ingroia non esiste più, infatti i creatori di Rivoluzione Civile hanno deciso all’unanimità di concludere questa esperienza dati i risultati deludenti alle elezioni. Ingroia ci riprova con Azione Civile.
Addio Rivoluzione Civile, Ingroia crea Azione Civile
Una nota firmata da Antonio Ingroia, Angelo Bonelli, Luigi De Magistris, Olivero Diliberto, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Leoluca Orlando dice: “I soggetti che hanno dato vita a Rivoluzione Civile hanno deciso all’unanimità di considerare conclusa questa esperienza. Il risultato insoddisfacente delle elezioni politiche del febbraio scorso ha indotto ognuna delle componenti a una riflessione profonda della nuova fase politica al proprio interno. Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell’immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a RC e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell’Italia. Resta inoltre forte il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell’etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale. Il contrario di quanto purtroppo è avvenuto.”
Ingroia riparte con Azione Civile
Antonio Ingroia ha presentato a Roma Azione Civile, la sua nuova formazione politica per ricominciare dopo lo scioglimento di Rivoluzione Civile. Azione Civile viene definita come un movimento civico puro, con una struttura leggera di gruppi territoriali su singoli temi di ambiente e legalità. Ingroia sta ancora aspettando la decisione del Tar e del Consiglio superiore della magistratura per quanto riguarda la scelta tra politica e magistratura dichiarandosi pronto a rifiutare il trasferimento ad Aosta.
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