E’ stato rivendicato dal partito di estrema sinistra turco DHKP-C l’attentato all’ambasciata USA ad Ankara che ha ucciso due guardie di sicurezza della sede diplomatica.
Nel comunicato di rivendicazione apparso su un sito web vicino al partito, si legge che “il nostro combattente Alisan Sanli è entrando nell’ambasciata di Ankara degli Usa, assassini dei popoli del mondo” e la motivazione dell’attentato viene data come rappresaglia per la politica USA in Iraq, Siria, Egitto e Libia.
Il partito DHKP-C si era già macchiato, sul finire degli anni 70, di azioni violente ed era stato da subito indicato come il più probabile indiziato dell’attentato esplosivo. L’attentatore è stato riconosciuto dalle autorità di Ankara, come il quarantenne Ecevit Sanli, già incarcerato dal 1997 al 2002 e poi rilasciato per gravi disturbi mentali. Sanli, immediatamente dopo la scarcerazione, aveva lasciato il paese facendo perdere le sue tracce, motivo per il quale era ricercato, salvo poi tornarvi facilmente con documenti falsi.
Nell’attentato l’uomo ha utilizzato 6 kg di tritolo ed una bomba a mano ed era considerato un malato terminale. Soffriva della sindrome di Wernicke-Korsakoff, che riduce le facoltà mentali dell’individuo con allucinazioni e depressione. La malattia era il risultato di uno sciopero della fame, messo in scena in carcere, nel corso del quale morirono altri due detenuti dello stesso partito.
Raggiunto dai media turchi, il padre dell’attentatore suicida, Sadik Sanli, ha dichiarato di non aver visto il figlio negli ultimi 15 anni e che, a causa della malattia di cui soffriva, aveva i giorni contati. Non è la prima volta che il partito DHKP-C utilizza attentatori kamikaze con gravi malattie terminali.
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