In più di 60 comuni nella regione Lazio è stata trovata acqua avvelenata. Al momento a circa 650mila persone è stato vietato di bere dal rubinetto di casa poiché è stata trovata un’alta concentrazione di arsenico nell’acqua. Il divieto però non si ferma qui: gli abitanti dei 67 comuni dove è stata riscontrata la contaminazione non possono usare l’acqua del rubinetto nemmeno per cucinare o lavarsi i denti.
Proprio in questi giorni, come succede ogni anno, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stilato i report annuali di monitoraggio di alcune sostanze ed ha lanciato sul proprio sito (http://www.who.int/en/) un allarme in cui mette in guardia sulla pericolosità dell’arsenico contenuto in cibo ed acqua. Questo è quanto è riportato sul sito: “Long-term exposure to arsenic in drinking-water and food can cause cancer and skin lesions. Arsenic has also been associated with developmental effects, cardiovascular disease, damage to the nervous system, and diabetes. This recently updated fact sheet highlights the danger posed by arsenic-contaminated water used for drinking, food preparation and irrigation of food crops”.
Ingerire per tanto tempo arsenico contenuto in acqua potabile e cibo può dunque causare il cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti negativi sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete: insomma, non si tratta di una questione da prendere alla leggera e la contaminazione nella regione Lazio ha messo in allerta anche tutte le altre regioni italiane. La principale minaccia per la salute pubblica deriva dalle falde acquifere contaminate quindi bere acqua contaminata o mangiare cibo preparato con essa o prodotti di coltivazioni irrigate con tale acqua può infatti causare un avvelenamento cronico, la cui espressione più tipica è il cancro alla pelle. I sintomi immediati di un avvelenamento acuto sono vomito, dolore addominale e diarrea, seguiti poi da torpore, formicolii, crampi e morte nei casi più estremi.
L’OMS ha inoltre avvertito che gli effetti di un’esposizione prolungata nel tempo di almeno cinque anni, attraverso l’acqua potabile ed il cibo, iniziano dalla pelle, con cambiamenti nella pigmentazione, lesioni cutanee sulle palme delle mani e le piante dei piedi e possono essere precursori di un cancro alla pelle.
Dal primo di gennaio 2013 è stata dichiarata contaminata e dunque non potabile l’acqua di 67 comuni laziali. Altri 20 paesi sempre in regione Lazio, per un totale di altri 150mila abitanti, rimarranno senza acqua potabile a causa della presenza di fluoruri superiore a 1,5 microgrammi al litro. Per ora pare che, anche se in percentuali minori, il problema dell’acqua contaminata da arsenico si stia presentando anche in altre regioni. In Lombardia è stata riscontrata in 6 comuni, per un totale di 25mila abitanti, in Toscana in 13 comuni per 71mila abitanti ed in Trentino Alto Adige in 3 comuni per 27mila abitanti.
Ma il problema pare non essere nuovo: già dal 2001 l’Unione Europea ha concesso all’Italia una serie di proroghe per far scendere il livello di arsenico nell’acqua potabile al di sotto dei 10 microgrammi al litro.
Il problema poi di certo non si risolve nella tipica burocrazia italiana: i sindaci dovrebbero garantire almeno 6 litri di acqua potabile al giorno ai cittadini dei loro comuni, ma molti di loro hanno già da tempo comunicato alle rispettive Asl e prefetture di non avere né i fondi necessari né i mezzi tecnici adatti per riuscire a garantire la fornitura di una tale quantità di acqua potabile.
I Medici per l’ambiente hanno giustamente fatto notare un altro problema: in questo contesto, è probabile che le fasce più deboli della popolazione, ossia quelle che andrebbero maggiormente tutelate, decidano di violare il divieto, con gravi conseguenze e rischi per la salute.
Si tratta, dunque, di una situazione troppo pericolosa da poter essere trascurata e speriamo che il governo a livello nazionale o locale possa trovare una maniera di garantire acqua potabile non contaminata a tutti i cittadini di ogni regione.
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