Oggi, 30 ottobre, un cacciabombardiere dell’aviazione militare siriana ha effettuato un’incursione su Damasco, capitale della Siria. La notizia è stata diffusa da alcune organizzazione siriane per la difesa dei diritti umani, precisando che si tratta della prima missione di questo genere su Damasco, fin dall’inizio del conflitto nel marzo del 2011.
Secondo quando riportato da Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione dell’opposizione (e quindi non lealista) in esilio, con sede in Inghilterra, alcuni cacciabombardieri lealisti avrebbero sganciato almeno 4 bombe sul quartiere di Jabar, a est della capitale siriana. Fino ad ora era capitato che il regime avesse fatto uso degli elicotteri da combattimento per mitragliare le posizioni ribelli a Damasco, ma questa volta le conseguenze sono state molto più gravi, dal momento che le bombe hanno colpito indistintamente ribelli e civili, causando molte più vittime (il bollettino di oggi pare aver raggiunto quota 34), soprattutto fra gli “innocenti”.
Ancora più tragiche sono le cifre fornite dai Comitati relative ai quattro giorni (da venerdì a lunedì scorso) durante i quali l’ONU aveva chiesto una tregua per la festa islamica del Sacrificio (Eid-al-adha): le vittime purtroppo sono state 439, fra cui 45 bambini.
Sembra che ormai anche l’ONU non riesca ad imporsi con Paesi come la Siria ed interventi esterni in una questione totalmente interna paiono inutili. Possiamo solo augurarci che la guerra civile siriana riesca a trovare al suo interno una soluzione, o almeno una maniera più pacifica di risoluzione dei problemi, per evitare l’inutile massacro di vittime innocenti.
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