Quella di Pubblico era una sfida difficile, ma non impossibile. Come testimonia infatti Il Fatto Quotidiano, giornale da cui provengono sia il direttore Luca Telese che alcuni importanti redattori di Pubblico, è ancora possibile pubblicare un giornale cartaceo senza prendere contributi pubblici, a patto di avere una grande credibilità e un serio piano editoriale.
Oggi invece Pubblico esce per l’ultima volta nelle edicole, dopo soli tre mesi di pubblicazioni. Pochissimi lettori (4mila circa nelle ultime settimane) e scarsi investimenti degli editori, tra cui figura lo stesso direttore Luca Telese.
A rimetterci soprattutto i giovani giornalisti e collaboratori precari che da domani saranno di fatto senza lavoro.
La redazione di Pubblico è in rivolta e protesta con forza sia contro gli editori che contro Telese.
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Ripercorriamo la breve esistenza di Pubblico. Il giornale “nasce” online il 3 settembre 2012 (www.pubblicogiornale.it) e giunge per la prima volta in edicola nella versione cartacea pochi giorni dopo, il 18 settembre.
Per reggersi economicamente il giornale, secondo una stima degli editori, doveva vendere almeno 9.600 copie. Tale media è stata superata nei primi due mesi (effetto novità), ma poi è calata inesorabilmente. Il 19 dicembre l’amministratore delegato Tommaso Tessarolo (titolare anche del sito web) si dimetteva, aprendo ufficialmente la crisi del giornale, che oggi ha fatto capolino per l’ultima volta dalle edicole italiane.
Chi sono glie editori di Pubblico? Il 51% dell’editore “Pubblico Edizioni s.r.l” è detenuto in quote uguali del 17% da Luca Telese, Tommaso Tessarolo e l’avvocato Maurizio Feverati. Il restante 49% è di proprietà dei giornalisti di Pubblico (30 persone), della società Freemantle di Lorenzo Mieli (figlio di Paolo, ex direttore del Corriere della Sera e attuale presidente di RCS Libri), del giornalista Marco Berlinguer (figlio di Enrico e cognato di Luca Telese).
Firme di punta del giornale, oltre a Luca Telese, sono (anzi… erano) Corrado Formigli, Ritanna Armeni, Francesca Fornario e il deputato PD Mario Adinolfi.
Motivi della chiusura immediata? Sicuramente molti. Il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, in tempi non sospetti, aveva avvertito il collega Telese sulla necessità di un serio piano di marketing per lanciare un giornale cartaceo, suggerendo tra le righe di rimanere –almeno inizialmente- online.
Lo strappo di Telese tuttavia aveva anche motivazioni più personali. Era evidente da tempo l’incompatibilità con il vicedirettore del Fatto, Marco Travaglio. Telese inoltre non condivideva l’eccessivo appoggio che –secondo lui- il giornale riservava al MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
La linea editoriale di Pubblico è stata fortemente orientata a sinistra (lo stesso logo del giornale è identico a quello del quotidiano comunista francese Liberation) ed aspramente anti-grillina. Pubblico ha dedicato infatti, nei suoi tre mesi di esistenza, moltissimi articoli al M5S, riportando nella quasi totalità giudizi fortemente negativi e risultando, probabilmente, ripetitivi ed ossessivi, tanto da stancare anche i lettori più fedeli e/o schierati.
Un grande “in bocca al lupo” ai giornalisti di Pubblico rimasti senza lavoro!
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