Dall’1 gennaio 2013 saranno sciolte le giunte provinciali e seguirà una fase di transizione fino a novembre 2013, quando le province diventeranno mera unione dei rappresentanti dei comuni. La notizia è uscita solo qualche ora fa, ma pare essere definitiva.
Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato oggi il decreto di riordino delle Province.
Innanzitutto, verrà ridisegnata la cartina italiana, dal momento che le province passeranno dalle 86 attuale a sole 51, comprendenti anche le cosiddette “città metropolitane”, che hanno il ruolo di sostituire le province nelle grandi aree urbane. Insomma, ci saranno 35 Province in meno.
Nel periodo di transizione ogni Presidente delle attuali province potrà indicare fino a 3 consiglieri per continuare, se non il lavoro politico, almeno la rappresentanza, fino al novembre 2013, quando si verificherà per la prima volta il nuovo sistema di “elezioni” dei consiglieri provinciali. Come funzioneranno queste nuove “elezioni”? I cittadini non ne prendono parte, ma i singoli sindaci di tutti i comuni all’interno di una stessa provincia nomineranno i consiglieri provinciali scegliendoli tra coloro che sono già consiglieri comunali. In pratica le nuove province non avranno più potere politico, ma solo di rappresentanza, ed i consiglieri comunali scelti dalle varie città di una stessa provincia si riuniranno in una sorta di “plenaria” per discutere di questioni comuni, ma saranno i comuni e le regioni ad ereditare il potere politico delle province.
Il riordino delle Province non prevede l’istituzione di commissari nella fase di transizione. I commissari entreranno in azione soltanto se non ci sarà un adempimento dell’obbligo nei termini previsti.
L’esecutivo dei ministri, guidato da Monti, ha inoltre stabilito alcuni criteri per giustificare la nuova geografia italiana. Le province devono soddisfare due requisiti fondamentali: devono avere un territorio di almeno 2500 Km quadrati ed una popolazione di almeno 350mila abitanti. Tutte le province che non rispettano questi requisiti sono state accorpate.
Ora, è da anni che si parla di “tagliare i costi della politica”, ma siamo sicuri che tagliare le province sia un modo di ridurre questi costi? Se effettivamente gli stipendi degli assessori provinciali possono essere considerati alti, quelli dei consiglieri provinciali proprio non lo sono. Quindi perché non tagliare le figure degli assessori (come già si era cercato di fare negli ultimi anni), accorpare le province, ma lasciare intatti i ruoli dei consiglieri provinciali? E ancora, perché chiudere tutte le province in simultanea e non lasciare che ognuna arrivi alla fine del mandato? E soprattutto, perché non pensare a tutti quei giovani che avevano appena iniziato il loro primo mandato da consiglieri provinciali, a cui non sarà data la possibilità di portarlo a termine?
Come può pensare il nostro governo di preparare un ricambio intergenerazionale se non investe sui giovani? E come ci si aspetta che si formi e si prepari la nuova classe dirigente politica, se le province, perfetta scuola per apprendere il più possibile, nel passaggio dal mini livello comunale, a quello elevatissimo regionale, vengono abolite?
Se i posti in politica già adesso sono troppo pochi da garantire un’alternanza di persone, ora che verranno tagliati, i politici già avviati non faranno altro che inasprire la lotta per “tenersi salda la propria poltrona”! Questo, tra l’altro, risulta evidente anche dal fatto che i consiglieri provinciali saranno scelti tra quelli comunali: altro che casta!!
Sperando che queste domande che ho posto ricevano presto risposte per dare speranza ai giovani italiani, concludo con la nuova cartina delle Province predisposta dal Corriere della Sera.
Emilia Romagna
In Emilia Romagna oltre a Bologna, città metropolitana, si salva solo Ferrara. Gli accorpamenti riguardano: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena; Ravenna-Forlì Cesena- Rimini.
Liguria
In Liguria oltre a Genova, città metropolitana, rimane La Spezia. Accorpate Savona e Imperia.
Marche
Per quanto riguarda le Marche si salvano Ancona e Pesaro-Urbino. Accorpate Macerata, Ascoli Piceno e Fermo.
Veneto
In Veneto oltre alla città metropolitana di Venezia si salvano Vicenza e Belluno. Poi due accorpamenti: Verona-Rovigo e Padova-Treviso.
Abruzzo
Il decreto prevede il dimezzamento delle attuali province (da 4 a 2) in Abruzzo: L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti.
Lazio
Nel Lazio oltre alla città metropolitana di Roma il decreto prevede due accorpamenti: Frosinone-Latina e Rieti-Viterbo.
Puglia
In Puglia la provincia di Barletta-Andria-Trani sarà accorpata a Foggia e quella di Brindisi a Taranto, mentre, Lecce resta autonoma, più la città metropolitana di Bari.
Basilicata
Il decreto prevede l’accorpamento delle due uniche province: Matera e Potenza.
Sardegna
In Sardegna l’ipotesi di riordino deve concludersi entro la fine di febbraio 2013 e secondo alcune indiscrezioni si dovrebbe ritornare alle quattro province storiche: Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano.
Calabria
In Calabria oltre alla città metropolitana di Reggio Calabria, si salva Cosenza e vengono accorpate Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia.
Lombardia
Oltre alla città metropolitana di Milano si salvano Brescia, Sondrio, Bergamo e Pavia. Gli accorpamenti riguardano: Milano-Monza-Brianza, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco.
Campania
Fusione tra Avellino e Benevento in Campania. Salve tutte le altre: Salerno, Caserta e ovviamente la città metropolitana di Napoli.
Toscana
Il decreto per la Toscana prevede il salvataggio di Firenze e Arezzo. Poi gli accorpamenti: Firenze-Pistoia-Prato, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno.
Molise
In Molise vi è l’accorpamento delle due province: Campobasso e Isernia.
Umbria
Anche in Umbria vi è l’accorpamento di Terni a Perugia.
Friuli Venezia Giulia
Tutto invariato in Friuli Venezia Giulia anche se si sta pensando di delegare le funzioni amministrative delle quattro province attuali a Regione e comuni.
Piemonte
In Piemonte oltre alla città metropolitana di Torino si salva solo Cuneo. Poi tre accorpamenti: Alessandria-Asti, Novara-Verbano-Cusio-Ossola e Biella-Vercelli.
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