Disponibile anche in Italia un nuovo farmaco che allunga la vita ai malati in fase avanzata di tumore alla prostata
Prostata: in caso di tumore in stato avanzato ora c’è un nuovo farmaco a disposizione anche in Italia per allungare la vita dei malati, con effetti collaterali minimi
Prostata: ormai da tempo quello del tumore alla prostata è un timore che affligge il genere maschile. Al di là della prevenzione, che consta di una alimentazione bilanciata, uno stile di vita sano, il giusto movimento e una regolare attività sessuale, cosa fare quando, al di là di tutte le precauzioni, insorge il tumore alla prostata?
Come tutte le tipologie di cancro, la cosa migliore è la diagnosi precoce, per questo si consiglia di effettuare regolari controlli dopo i 40 anni di età, ma comunque, che si mettano o no in pratica tutti questi precetti, molte persone finiscono per ritrovarsi con un tumore alla prostata in stato avanzato, del resto sono circa 36 mila i nuovi casi di carcinoma prostatico diagnosticati ogni anno solamente in Italia.
Ecco che in loro soccorso accorre un nuovo farmaco, l’Abiraterone.
In realtà il via libera alla commercializzazione risale al 2011: la US Food and Drug Administration (FDA) l’aveva autorizzato nel mese di aprile 2011, mentre in Europa l’EMA ne ha autorizzato l’immissione in commercio nel settembre dello stesso anno. Ciò è stato dovuto agli ottimi risultati emersi da una sperimentazione condotta su 1195 pazienti con carcinoma prostatico avanzato, sui quali non avevano avuto successo le altre terapie.
I dati della sperimentazione vennero resi pubblici sulla rivista New England Journal of Medicine a maggio 2011 e sulla rivista Lancet Oncology nel settembre dello stesso anno, dimostrando che l’Abiraterone porta a un aumento di sopravvivenza di quasi cinque mesi e che la tollerabilità della cura è molto buona, con effetti collaterali solo di grado lieve, con il vantaggio che la terapia viene somministrata con compresse e migliora la qualità della vita del paziente producendo inoltre un effetto palliativo su dolore, inoltre il trattamento con abiraterone acetato ha prodotto una riduzione di più del 25 percento del rischio di morte.
“Sebbene sia una patologia molto diffusa – commenta Ettore Fumagalli, Presidente di Europa Uomo Italia – si tratta ancora di un argomento tabù per il maschio italiano. Per la nostra cultura latina, machista, il tumore alla prostata rimane qualcosa che crea imbarazzo e, inevitabilmente isolamento di chi ne soffre, malgrado il fatto che coloro che lo hanno sperimentato o stanno sperimentando sappiano quanto una diagnosi di cancro alla prostata possa segnare l’esistenza. Dovremmo creare, come hanno saputo fare le donne con il tumore al seno, una cultura molto più aperta di questa patologia per prevenire, ma anche per dare supporto a chi ne soffre”.
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