Sono passati 35 anni, ma noi siamo ancora qua a raccontare la storia di Peppino Impastato un uomo che ha messo la mafia con le spalle al muro, un uomo che ha schernito la mafia, un uomo che ha risposto alla violenza con la voce, un uomo assassinato per il suo ideale.
Giuseppe ImpastatoPeppino Impastato nacque a Cinisi il 5 Maggio 1948.” Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio, negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare, aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell’ambiente da lui poco onorato, si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore”, ci ho provato, ma è difficile iniziare il racconto della storia di quest’uomo straordinario meglio di questi versi tratti dalla canzone I Cento Passi dei Modena City Ramblers.
Continuando la storia travagliata e ancora viva e attuale dopo 35 anni di Giuseppe Impastato possiamo dire che ancora ragazzo entra in conflitto con il padre, che lo caccia fuori di casa, ed inizia la sua attività politico- culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea Socialista e undici anni dopo fonda Radio Aut, una radio libera e autofinanziata, con lo scopo di denunciare pubblicamente gli affari malavitosi e i delitti dei mafiosi di Cinisi, in primo luogo quelli di “Tano seduto”, cioè Gaetano Badalamenti.
Una cosa straordinaria all’epoca e attuale ai nostri tempi. Il fatto di denunciare i crimini mafiosi, in una Sicilia che aveva fatto dell’omertà un modo di vivere e che accettava la mafia come si fa per l’alternanza del giorno e della notte, all’epoca non era vista di buon occhio anzi era una cosa straordinaria, che rompeva tutti gli schemi imposti dal silenzio. A rendere la cosa ancora più eccezionale è il fatto che Giuseppe Impastato nacque proprio da una famiglia mafiosa e il fatto che il mafioso era il suo vicino di casa.
La notizia della morte passata quasi inosservata. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Peppino Impastato venne assassinato brutalmente nella notte tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno. Chi lo ammazzò decise di inscenare un suicidio, per distruggerne l’immagine, mettendo una carica di tritolo sotto il suo corpo “scaraventato”, come si fa con gli stracci da cucina, sui binari della ferrovia. Purtroppo la notizia della morte di Peppino Impastato non attirò i riflettori della stampa, della televisione o di semplici persone perché proprio in quelle ore ci fu il ritrovamento del cadavere dell’onorevole Aldo Moro in via M.Caetani a Roma. Pochi giorni dopo la morte, Peppino Impastato fu eletto, simbolicamente, dai cittadini di Cinisi al Consiglio Comunale.
La voce l’arma più potente. Peppino decise di combattere la mafia non con la violenza, perché inutile e inefficace contro chi ne ha fatto una ragione di vita, non con le istituzioni, troppo impegnate a combattere l’estremizzazione della dialettica politica, non con lo Stato, impegnato nel contrastare la lotta armata e il terrorismo, non con i suoi connazionali, dato che stavano ancora piangendo le vittime degli anni di piombo cercando di trovare un “perché” a stragi insensate mentre altri non avevano capito bene il “vero potenziale” della mafia, per non dire che ne ignoravano l’esistenza, ma con la VOCE. Peppino Impastato aveva capito prima di tutti che la voce era l’arma più potente da usare contro le mafie perché queste si nutrivano “di silenzio e di sguardi chini”, Peppino Impastato aveva capito che bisognava urlare, strillare, far rumore.
Peppino Impastato è un eroe ma prima di tutto un ragazzo morto a soli trent’anni. Un ragazzo pieno di energia speranzoso di cambiare quella situazione medievale che c’era nelle Sicilia dell’epoca. Peppino Impastato siederà al fianco di San Sebastiano, Peppino Impastato è stato fonte d’ispirazione per la generazione che è venuta e anche per quelle che verranno, Peppino Impastato era cosciente di essere capeggiato da un ideale suicida, Peppino Impastato è esso stesso un’ideale, Peppino Impastato è un eroe che non cercava gloria ma voleva creare un “CORO “.
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