Password e pensiero, una nuova frontiera per la sicurezza informatica e la scienza applicata alla biologia, secondo alcuni ricercatori, il futuro risiederà nel pensiero e basterà pensare alla password per accedere ai servizi informatici
Pensare la password ed accedere ai nostri servizi, la nuova frontiera della scienza
Biometria applicata alla sicurezza informatica. Fantascienza? Sembrerebbe proprio di no visto che le ricerche stanno facendo enormi passi in avanti. In cosa consista questa nuova disciplina è presto detto: utilizzare i tratti fisici e biologici che ci rendono unici, per autenticare un individio in maniera sicura, basandosi su come questi è fatto, pensa e si evolve.
Il primo esperimento, riuscito, è stato portato a termine a Taiwan dove alcuni ricercatori hanno usato il battito cardiaco di ogni persona, per autenticarlo nella propria vita digitale. Di rimando, alla University of California, Berkeley, un professore ed uno studente, hanno preferito concentrarsi sulle onde elettromagnetiche che produce il nostro cervello nella sua normale attività. Stando ai due ricercatori, in futuro basterà pensare alla password che si vuole immettere ed alcuni dispositivi ci daranno accesso alla nostra vita digitale in piena sicurezza, essendo l’attività delebrale unica in ogni individuo e non contraffabile (almeno per ora).
Jhon Chuang, professore della School of Information assieme a Hamilton Nguyen, studente di ingegneria elettronica, hanno deciso di usare un caschetto in grado di registrare le onde elettroencefaliche in modalità non invasiva. In pratica hanno acquistato un oggetto già in commercio, il Neurosky MindSet venduto intorno ai 100 dollari, per registrare i pensieri e le password dei volontari. Il caschetto, che è simile ad un paio di cuffie acustiche, viene collegato via bluetooth ad un computer in grado di interpretare le informazioni ricevute.
Nell’esperimento è stato chiesto ai volontari di pensare alla password per accedere ai propri account ed il sistema è stato in grado di connetterli senza problemi, con un margine di errore inferiore all’1 percento. L’esperimento ha utilizzato degli schemi (o pattern) di pensiero specifici ed il prossimo passo, secondo i ricercatori, sarà di identificare alcuni tipi di pensiero più liberi e confertevoli da utilizzare, per identificare le password ed accedere alle nostre vite digitali alla velocità di un pensiero.
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