Franco Salerno, piccolo imprenditore romano che dal 2009 sta lottando contro una grave malattia, è il protagonista di questa incredibile vicenda: per casi di omonimia, una volta è stato scambiato per un bambino di 8 anni, un’altra per un signore di 76 ed infine addirittura per un paziente deceduto.
La situazione di quest’uomo, già grave per la malattia, è stata notevolmente aggravata dalla frustrazione di non riuscire ad ottenere la sua cartella clinica dall’Ospedale Grassi di Ostia, dove 4 anni fa era stato operato. Di chi è la colpa? Ovviamente dell’ospedale, anche se il signor Franco Salerno pare essere parzialmente responsabile per avere un nome evidentemente troppo comune!
E come se non bastassero il tempo perso, la frustrazione ed il nervoso, oltre al danno arriva pure la beffa: ha bisogno di trovare la sua cartella poichè le altre cartelle di omonimi sono totalmente inutili per ottenere il rimborso dall’assicurazione sanitaria per l’operazione avvenuta 4 anni fa.
La moglie di Franco Salerno, la signora Carmela, mostra ai media centinaia di fogli, lastre, risultati di tac e risonanze, tutti non appartenenti al marito! Commenta così la situazione: “queste sono le cartelle cliniche che abbiamo ricevuto. Sono intestate a Franco Salerno, ma nessuna di queste fa riferimento a mio marito. L’ultima l’ho presa quindici giorni fa e per l’ennesima volta hanno commesso l’identico errore. Io mi chiedo come sia possibile che da quattro anni non riescano a trovare i dati di mio marito”.
La signora non ha tutti i torti: com’è possibile che l’ospedale non riesca a ritrovare una cartella di un paziente? Anche con la scusante minima dei casi di omonimia (che più di un tot non possono comunque essere!!), è possibile che un ospedale funzionante perda i documenti chiave di un uomo malato?
Lindo Zarelli, direttore sanitario dell’ospedale Grassi di Ostia, ha rilasciato questa dichiarazione: “Ci scusiamo per quello che è accaduto. È evidente che ci sia stato un errore, una mancanza da parte nostra. Quanto prima chiamerò la signora e le invieremo una lettera di scuse. Per quel che riguarda l’ospedale, che sono tornato a guidare da qualche giorno dopo l’esperienza allo Spallanzani, sono stato messo al corrente della situazione e sto raccogliendo tutta la documentazione necessaria per capire dove ci sia stato l’errore. E’ chiaro che ci sia stato un omesso controllo delle cartelle prima dell’invio ai pazienti interessati. Quello che mi interessa maggiormente, ora, è assicurarmi che vicende simili non accadano mai più”.
Le scuse, però, non sono decisamente sufficienti ed è paradossale che la famiglia sia dovuta ricorrere ai media per ricevere dall’ospedale ciò che ogni paziente avrebbe diritto a ricevere normalmente. D’altra parte ci auguriamo che il direttore sanitario dell’ospedale Grassi di Ostia provveda non solo a trovare dove è stato l’errore, ma anche a rendere più efficiente la burocrazia interna all’ospedale in modo da evitare che situazione spiacevoli come questa accadano nuovamente.
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