Un orso polare alla deriva sulla Moscova. Protesta di Greenpeace davanti al Cremlino
Orso polare alla deriva
Un orso polare galleggiava stamani su un pezzo di banchisa alla deriva nelle acque della Moscova, davanti al Cremlino a Mosca.
No! non si trattava di uno scherzo, di un pesce per questo 1 aprile e l’orso non era neppure a pesca, a caccia ittica anche se sicuramente c’è chi ha abboccato all’amo.
In realtà sotto la pelle d’orso batteva il cuore molto umano di un militante di Greenpeace. L’uomo rivestito di un costume di pelliccia (ci auguriamo sintetica) si è lasciato scivolare su un falso blocco di ghiaccio, in realtà una zattera anche lei camuffata sulla quale facevano bella mostra due cartelli, il primo, una richiesta di aiuto concretizzato in un sintetico quanto mai esplicito “Help”, l’altro un memento “Artic is not for sale” all’indirizzo delle avide compagnie petrolifere.
Il falso orso è stato interpellato ma anche rapidamente rilasciato, ha annunciato Greenpeace via Twitter.
Scopo dell’associazione, attirare l’attenzione su un comune progetto che unisce Rosneft, leader del petrolio russo alla società Statoil, norvegese, entrambe con mire sul Mare di Barents nell’Antartico e ovviamente indifferenti ai problemi della sopravvivenza di orsi e balene che rischierebbero di morire di fame, e all’equilibrio climatico.
Greenpeace progetta una petizione destinata al primo ministro norvegese per convincerlo a rinunciare a un progetto pericoloso per l’ambiente e la fauna.
Secondo Greenpeace, Statoil sarebbe pronta a fare in Russia degli esperimenti pericolosi, peraltro mai presi in considerazione da attuare nella sua propria terra, la Norvegia.
Un ipotetico disastro che si producesse nel mare di Barents provocherebbe danni, che Greenpeace non esita a definire catastrofici, per un fragile ambiente nordico, per le risorse ittiche e le popolazioni delle cittadine di queste coste.
L’orso di Greenpeace non è comunque alla sua prima manifestazione, anzi nello scorso novembre un intero branco di orsi polari avevano bloccato la sede di Gazprom a Mosca per denunciare progetti di trivellazione della principale compagnia gasiera russa.
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