ESTERI: Ci aveva già pensato il segretario di Stato americano Hillary Clinton, mentre si trovava in visita a Praga, ad avvertire il presidente siriano Bashar al Assad, ma Obama, approfittando della cerimonia per la celebrazione del ventesimo anniversario dell’iniziativa sul disarmo nucleare ideata dai senatori Nunn e Lugar, ha voluto rincarare la dose per assicurarsi che il messaggio fosse stato recepito a Damasco. Queste la parole del Presidente americano: “se il regime di Assad dovesse usare armi chimiche sarebbe inaccettabile e ci sarebbero delle conseguenze. Il mondo sta osservando Assad e chi obbedisce ai suoi ordini: l’uso di armi chimiche sarebbe totalmente inaccettabile e se qualcuno farà il tragico errore di usare queste armi ci saranno conseguenze a cui bisognerà rispondere”.Obama ha ribadito l’appoggio ed il sostegno americano alle legittime aspirazioni del popolo siriano (in maggioranza sunnita, contro la minoranza sciita che sta al governo) e l’intenzione USA a collaborare con l’opposizione al regime per occuparsi degli aiuti umanitari. L’obiettivo dichiarato da Obama è l’apertura in Siria di un processo di transizione verso un Paese libero dal regime di Assad. Il regime di Bashar al Assad non solo rappresenta una minoranza con cui la maggioranza popolazione non ha nulla a che fare, ma risulta poco democratico anche nell’avere instaurato un’unica rete di potere tra governo, esercito, polizia e servizi segreti.
Bisogna tra l’altro ricordare che l’attuale presidente siriano non era nemmeno stato formato per fare il politico, perché suo fratello era l’erede al governo del padre, mentre Bashar al Assad era andato a Londra a studiare oftalmologia. Alla morte del fratello, avvenuta durante un incidente stradale su cui non si è ancora fatta luce, Bashar al Assad ha preso il potere, tra l’altro infrangendo la costituzione che prevede un’età minima di 35 anni per governare, mentre lui ne aveva ancora solo 34. Insomma, una vicenda a tinte fosche che non aiuta certa la nazione siriana ad ottenere la credibilità politica né la stabilità di cui necessiterebbe.
Il Presidente americano è sempre più spaventato dalle continue violenze che avvengono in Siria e, visti anche gli ultimi bombardamenti ad Aleppo, ha avvertito il regime di Assad di stare molto attento a non usare armi chimiche perché il loro uso porterebbe delle conseguenze, probabilmente portando ad un maggiore coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, degli altri Paesi del Golfo che stanno già aiutando i ribelli siriani, della Turchia, che si è già appellata alle organizzazione internazionali per chiedere la sua difesa, e forse delle organizzazioni internazionali stesse, fin’ora frenate dall’opposizione di Russia e Cina e dalla convinzione che sia meglio non intervenire, optando invece per un linguaggio più diplomatico, tipico di un approccio di “soft power”.
Pare che i servizi segreti statunitensi abbiano scoperto che il regime di Assad sta muovendo scorte di armi chimiche da diversi siti militari e che le forze Quds, corpi speciali iraniani, avrebbero spinto negli ultimi 6 mesi il regime di Assad ad usare i gas tossici per debellare la ribellione ad Homs: proprio in quest’ottica sono arrivati gli ammonimenti della Clinton e di Obama che vorrebbero evitare un degenero della situazione a sfavore dei ribelli, soprattutto visto che la Siria già adesso, senza armi chimiche, registra una media di circa 132 vittime al giorno.
Il regime di Assad si indebolisce ogni giorno che passa: proprio ieri si è verificata l’importante defezione del portavoce del ministero degli esteri Jihad Al-Makdissim che ha lasciato il Paese. Ad un dittatore che vuole far di tutto per mantenere il suo posto, non rimangono molte possibilità che non prevedono gesti estremi e la presenza iraniana come fomentatrice di ciò non può che portare a conseguenze negative.
Speriamo dunque che l’avvertimento di Obama, insieme alla crisi economica che sta ora devastando ed indebolendo l’Iran, facciano capire ad Assad che l’uso di armi chimiche non è nemmeno un’ipotesi da prendere in considerazione.
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