La società partenopea parla tramite le voci più illustri: da De Laurentis a Mazzarri, uno sguardo in avanti positivo, un occhio al mercato e un’analisi un po’ stentata sulla vicenda Gianello
Il presidente del Napoli Aurelio De LAurentisQuello che è certo è che si riparte dalla vittoria esterna di Siena, non bella ma utile a tenere i ragazzi di Mazzarri agganciati al quintetto di testa, a soli 2 punti dalla Lazio seconda. Poche, anzi pochissime parole sui due punti di penalizzazione e i 6 mesi di stop imposti a Paolo Cannavaro e Gianluca Grava per omessa denuncia nei confronti dell’ex terzo portiere Gianello, colpevole di aver tentato la combine nell’ultima giornata di tre stagioni fa contro la Sampdoria, con un Napoli già matematicamente qualificato in Europa League. Solo un accenno ad una giustizia sportiva che “andrebbe riformata” ed alla piena “fiducia nel ricorso”.
Il presidente si tiene, al solito, su un’analisi un po’ astratta e cinematografica sottolineando “l’obiettivo di diventare una delle squadre più forti di Europa” e parlando di un Napoli che “ sul piano culturale è più importante di un Manchester o un Barcellona”.
Accenna anche ad un intervento “scientifico” sul mercato di gennaio, che per il momento vede il quasi ufficiale approdo in rosanero di Aronica e le idee, per ora vaghe, di un rinforzo per reparto. Come nomi più gettonati ad oggi sembrano esserci Neto del Siena per la difesa, Naingollan del Cagliari sulla mediana di centrocampo e il sorprendente Bobadillla dello Young Boys come vice Cavani.
Positivo anche il bilancio di Mazzarri che ripercorre le tappe fondamentali di una stagione che ha rivisto la società partenopea su palcoscenici che fino a qualche anno fa potevano sembrare fantascienza: dal trionfale passaggio del turno in Champions, allo storico 3-1 al Chelsea, fino alla vittoria della Coppa Italia ed alle emozioni della Supercoppa di Pechino dove “gli episodi ci hanno condannato ad una sconfitta immeritata”. Per il tecnico toscano il successo col Siena trascina via gli azzurri da “un momento non facile per le due sconfitte immeritate di fila”.
Restringendo l’analisi a partire dall’agosto del 2012 e tralasciando per un secondo gli indubitabili traguardi storici si può certo parlare ancora di una stagione più che positiva, non priva però di altalene che rappresentano il vero ostacolo di una squadra decisamente più forte e matura ma che troppo spesso si fa male da sola (vedi Torino e Bologna su tutte). Seppure cinica come analisi, la partenza di Lavezzi ha sì tolto dall’organico un atleta sopra le righe, imprevedibile e dalle qualità tecniche indiscutibili, ma ha anche ridato quadratura ad una formazione che spesso proprio a causa di un elemento totalmente fuori dagli schemi (quale per sua natura è Lavezzi) stentava a mostrare un ordine tattico che gli garantisse la maggior efficacia anche nelle partite più semplici. Non è un caso che dall’inizio della stagione siano diminuite le cosiddette vittorie “di cuore”, quelle dove un Napoli schiacciasassi non si fermava neanche di fronte ad un fondamentale vantaggio rischiando così di subire un fatale contraccolpo, e sono aumentate le vittorie “di testa”, dove una squadra ben schierata gestisce al meglio un vantaggio anche esiguo, con un cinismo di vertice.
A ridimensionare la compagine napoletana sono stati soprattutto i big match con Juventus ed Inter. Il primo a ben vedere è stato assorbito discretamente da un Napoli che non ha giocato male ed ha subito la maggiore incisività di due singoli bianconeri in un match che ha visto di fronte sin dal primo minuto due squadre abbottonate e con addosso una gran paura di perdere. Il secondo è arrivato in un periodo più delicato con l’imminente squalifica che rendeva già l’aria pesante, unita a distrazioni difensive che riportavano con la mente ai disastri della premiata ditta Contini-Rinaudo di qualche anno fa, quando il tifoso napoletano era autorizzato a tremare ogni qual volta la squadra avversaria superava la trequarti anche con disordinati lanci dalla difesa.
Ora la sosta natalizia a garantire un periodo di riflessione e restituire motivazioni ad una squadra che necessita anzitutto di chiarezza prima del fondamentale rientro casalingo del 6 gennaio contro la Roma di Zeman. Chiarezza tattica, sopra ogni cosa, con un 3-5-2 che sembra essere diventato il più studiato della serie A, e mentale poi: c’è bisogno di precisazioni, a partire dalla vicenda Gianello perché leggerla come un’ingiustizia piovuta dal cielo non ha alcun senso, e se stare vicino a chi (giustamente o ingiustamente) sta pagando è doveroso, lo è altrettanto chiarire al tifoso vero di cos’è che si sta parlando.
Commenti riguardo il post