Severa denuncia di un ex collaboratore del movimento cinque stelle, Massimiliano Cardullo, che ha scritto a Laura Boldrini affermando di essere stato licenziato dal suo incarico di avvocato perché nei mesi passati aveva criticato il movimento sul suo profilo Facebook. Aspre le reazioni del Web.
Se il governo tace in balia di uno stallo politico, le polemiche, giuste o sbagliate che esse siano, circa il comportamento dei nuovi deputati del movimento cinque stelle non si arrestano. A denunciare il comportamento apparentemente poco coerente del movimento di Grillo è Massimiliano Cardullo, avvocato, che ha inviato una lettera alla neo presidentessa di Montecitorio, Laura Boldrini, ai Questori e ai capigruppo, chiedendo esplicitamente che “vigilino a tutela di tutti i lavoratori dei Gruppi parlamentari“.
L’avvocato licenziato dal movimento cinque stelle
La denuncia di Massimiliano Cardullo è inerente la perdita del lavoro che svolgeva proprio nel movimento grillino , perdita dovuta a delle critiche da lui fatte sul suo profilo Facebook. Ecco cosa ha denunciato: “Il 27 marzo scorso ho sostenuto un colloquio professionale presso il Gruppo `Movimento Cinque Stelle´ alla Camera dei deputati. L’esito positivo del colloquio mi è stato comunicato il pomeriggio dello stesso giorno e dal giorno dopo ho cominciato a prestare la mia opera presso il Gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle come responsabile delle Commissioni Finanze e Politiche della Comunità Europea. Ovviamente mi è stata assegnata una postazione, è stato registrato un pc a mio nome e sono stato presentato agli onorevoli deputati che sarebbero stati assegnati alle Commissioni di mia competenza. Da quel momento, seppur senza nessun contratto né rassicurazioni e certezze sul quantum del mio compenso, ed evidentemente rinunciando in fiducia ad altre opportunità lavorative, ho cominciato con abnegazione e professionalità a prestare la mia opera, in alcuni giorni dalle 9 alle 20 come può facilmente accertarsi mediante la verifica all’ingresso di via Uffici del Vicario 21, lavorando per il Gruppo e ricevendo anche attestati di stima che conservo tra le mie mail. Ieri, 8 aprile 2013, con mia sorpresa, dapprima in mattinata mi veniva informalmente comunicato che la mia posizione lavorativa sarebbe stata al vaglio di un’assemblea dei deputati, essendo io stato accusato di essere nell’ordine: massone, avvocato colluso con mafiosi e di essere stato candidato in precedenza in una lista civica. Si tratta di accuse che rifiuto con sdegno e mi riservo di valutare l’intrapresa di azioni legali a tutela della mia onorabilità, che non consento a nessuno mettere in discussione. Nel pomeriggio poi entravano nel mio ufficio i deputati onorevoli Manlio Di Stefano e Filippo Gallinella, i quali invitavano ad uscire il collega con il quale condividevo la stanza e mi comunicavano l’interruzione del mio rapporto di lavoro con il Gruppo, peraltro fino a quel momento mai formalizzato, con la motivazione che dal mio profilo sul social network `Facebook´ avrei pubblicato nel passato, in un momento molto antecedente al mio arrivo al Gruppo, delle critiche al Movimento Cinque Stelle, ribadendo peraltro di non aver nulla da eccepire circa la mia competenza tecnica e professionale dimostrata. Certamente per chi fa della trasparenza e del merito una propria bandiera allontanare un lavoratore con motivazioni assolutamente generiche sulle sue opinioni personali è quantomeno contraddittorio. Se mi sento in dovere di scriverVi è solo per difendere la mia professionalità e quella di tutti i miei colleghi, che lavorano con onore alle dipendenze dei Gruppi parlamentari presso la Camera dei Deputati. Io, da cittadino di questa nostra Repubblica, voglio solo riaffermare a testa alta e con forza la mia libertà e i miei diritti di persona e di lavoratore, che evidentemente qualche rappresentante pro tempore delle Istituzioni, che ho avuto la sfortuna di incontrare in questa circostanza, ha dimenticato o deciso volontariamente di calpestare”.
Una critica non indifferente quindi, che si libera da quella che è la classica formalità politica, poiché vede come protagonista la storia di un settore sempre nascosto dalle notizie mainstream, ovvero quello dei collaboratori dei partiti politici. La notizia ha colpito proprio perché riguarda il movimento cinque stelle poiché il metodo comportamentale e professionale usato contro l’avvocato ex dipendente del M5S sembra collidere con quelli che sono i valori dello stesso movimento, valori che sono alla base della fiducia che l’elettorato italiano ha assegnato a Grillo attribuendogli il 25% dei voti alle scorse elezioni di febbraio.
Intanto sui social network si infiamma la polemica. Prevalgono in netta maggioranza i commenti di sdegno: si accusa il movimento cinque stelle di esser un partito effimero, addirittura peggiore della “casta” politica da esso stesso accusata, un movimento più vicino alla dittatura che alla democrazia, che non lascia la possibilità di esprimere critiche e opinioni. C’è anche chi invece difende il movimento: per alcuni è logico essere allontanati da un movimento di cui non si condivide il fine o che si critica, mentre alcuni si spingono ad affermare che l’errore sarebbe stato proprio dell’avvocato ad aver presentato la candidatura al movimento cinque stelle. La tesi che sembra dominare tra chi difende la scelta di licenziare l’avvocato si basa sulle famigerate regole del movimento, regole che devono essere rispettate perché tanto “non ci sono opinioni, c’è un progetto e si lavora per quello e basta”. Si aspetta la risposta del movimento che certamente vorrà chiarire la vicenda di Massimiliano Cardullo.
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