Un “eroe” la cui immagine azzurra è sbiadita tra dubbi, pagine di diario e il ritratto dipinto dalla figlia di Maurice Herzog.
Giovedì 13 dicembre all’età di 93 anni è morto Maurice Herzog, lo scalatore francese, primo ad aver raggiunto la cima dell’Annapurna il 3 giugno 1950.
La foto della conquista della vetta oltre gli 8000 metri aveva fatto la prima pagina di Paris Match, l’impresa aveva fatto di lui un eroe.
All’annuncio della sua morte la parola “leggenda” e la mitica foto di lui in azzurro contro il blu del cielo e lo scintillio delle nevi brandendo il bianco, blu e rosso del tricolore francese ha fatto il giro del mondo.
La foto era stata scattata da Louis Lachenal, guida di Chamonix e unico della cordata, tra cui figuravano altre guide alpine, i grandi alpinisti Lionel Terray e Gaston Rébuffat, a raggiungere la cima con Herzog.
Una dura discesa di un mese, più terribile ancora della salita in cui Herzog e Lachenal lasceranno non poche falangi di mani e piedi, cadute in cancrena.
Un’impresa epica della cui gloria sarà però il solo Herzog, in pratica, ad impossessarsene; prima della partenza aveva fatto firmare ai compagni un contratto che impediva loro qualsiasi pubblicazione.
Annapurna, nome che in sanscrito significa “dea dell’abbondanza”, conforme al suo nome colmerà di doni Herzog.
Gloria e fortuna: un libro tradotto in 40 lingue e venduto in 12 milioni di esemplari, un film che per anni ha fatto riempire le sale, conferenze e ascesa sulle vette anche in politica.
Sotto la V° repubblica di De Gaulle diventerà segretario di stato alla Gioventù e allo Sport, sarà anche un deputato, membro del CIO (comitato internazionale olimpico) e per nove anni sindaco di Chamonix.
Nel 1996 la pubblicazione integrale delle pagine del diario di Louis Lachenal offusca l’immagine dell’eroe, un libro inchiesta del 2000 di un giornalista americano scalfisce ulteriormente la leggenda di Herzog e il recente libro della figlia di Herzog dal titolo ironicamente scelto Un héros (un eroe) appanna ancor più la figura di quest’uomo che Felicité Herzog non esita a dipingere come un bugiardo e “emiplegico della sensibilità” e insinua il dubbio sulla conquista degli 8000 metri. Lei non ha prove da produrre, lassù sull’Annapurna vi erano solo Herzog e Lachenal, entrambi morti e la foto di Lachenal rimane la sola e unica prova della conquista della vetta
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