Michelangelo Buonarroti, nato nel piccolo borgo di Caprese (oggi chiamato Caprese Michelangelo in suo onore) in Valtiberina Toscana, è stato uno dei più grandi geni dell’Arte di tutti i tempi.
Pittore, scultore e architetto, Michelangelo incarnò perfettamente l’uomo d’Arte del Rinascimento, entrando inevitabilmente in competizione con gli altri grandi artisti attivi all’epoca soprattutto a Firenze e in tutte le principali corti italiane.
Quando Michelangelo era nel fiore degli anni, un altro grandissimo genio, forse il più eclettico di ogni tempo, Leonardo da Vinci, aveva già un’età più avanzata, ma non per questo si tirava indietro di fronte alle sfide più ardite.
Non è certo casuale il grande scontro tra i due titani dell’Arte rinascimentale in occasione della realizzazione di due affreschi per la Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. A Michelangelo venne affidata la realizzazione di un affresco raffigurante la Battaglia di Cascina, mentre a Leonardo toccò la Battaglia di Anghiari. Michelangelo Buonarroti non realizzò mai la sua Battaglia, mentre quella di Leonardo, sebbene incompiuta e non più visibile, è ormai nel mondo della leggenda.
Ma i grandi artisti, si sa, anche se non l’ammetteranno mai, amano carpire segreti ai propri rivali e magari imitarli, reinterpretandoli e se possibile dimostrandosi ancora più eccellenti.
Ecco dunque che la scoperta effettuata durante i lavori di restauro del coronamento della lanterna posta sulla copula della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, ovviamente a Firenze, ci stupisce, ma conferma la tesi sopra esposta.
L’opera fu realizzata da Michelangelo Buonarroti su commissione di Papa Leone X, primo pontefice appartenente alla famiglia Medici di Firenze. A primo sguardo sembra trattarsi di una sfera (simboleggiante il Mondo) sormontata da una croce. Se osserviamo bene però la sfera in realtà è un complesso poliedro costituito da due semisfere sfaccettate a 60 triangoli, impostate sugli spigoli di un dodecaedro, tale da formare un solido con 12 piramidi a base pentagonale, chiamato “Duodecedron elevatus solidus”.
Un solido molto simile è tuttavia già presente in una delle opere più celebri di tutti i tempi, il “De Divina Proportione” di Luca Pacioli (da Borgo San Sepolcro, altra cittadina della Valtiberina Toscana). L’opera è infatti corredata di alcuni disegni, di particolare fascino, realizzati da Leonardo da Vinci, grande amico di Pacioli, raffiguranti una serie di 60 particolari figure geometriche solide. Tra di loro, una delle più belle è proprio il duodecedron elevatus.
Giorgio Vasari definì l’opera michelangiolesca “una palla a 72 facce” (in realtà sono solo 60) e oggi possiamo finalmente ammirarla di nuovo, dopo l’accurato e rivelatore restauro condotto da Ludovica Nicolai.
L’opera sarà protagonista da marzo a ottobre 2013 della mostra “Nello splendore Mediceo. Papa Leone X e Firenze”, curata da Nicoletta Baldini e dalla direttrice del museo, Monica Bietti.
Quando due grandi artisti si incontrano, possiamo ben dire che Arte genera Arte.
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