Solo in Italia sono più di 200mila i neonati a rischio poiché esposti a scorie di mercurio al di sopra del livello di sicurezza già durante la gravidanza.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Environmental Health” e pare che i bambini esposti alle scorie nocive in Europa raggiungano i due milioni, per un costo di circa 10 miliardi all’anno. La ricerca è stata condotta dall’Ehesp di Rennes, la scuola di Studi Avanzati in Sanità pubblica Francese, e ha fatto anche una stima di potenziali casi basandosi sulla raccolta di campioni di capelli di madri e bambini in 17 Stati. Dall’alimentazione della madre durante la gravidanza il mercurio ha poi effetti neurotossici sul bambino: sono dannosi soprattutto i pesci perché in essi si accumula la contaminazione di mercurio.
Gli autori, al termine della ricerca, hanno scritto che più di 1,8 milioni di bambini (1.866.000 per la precisione) ogni anno subiscono un’esposizione alle scorie di mercurio già durante la gravidanza superiore a 0,58 microgrammi per ogni grammo di peso e 232mila hanno un’esposizione superiore a 2,5 microgrammi per grammo, ossia un valore nettamente superiore a quello limite imposto dall’Unione Europea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la situazione è molto pericolosa poiché le quantità riscontrate superano i limiti già ritenuti dannosi.
La ricerca francese ha indicato le percentuali di inquinamento di ogni paese europeo: il Portogallo è il primo Paese europeo, l’Ungheria l’ultimo, mentre l’Italia è subito dopo la Spagna con valori stimati di 200mila casi. Il mercurio, sotto forma del composto metilmercurio (MeHg), deriva in gran parte dai combustibili fossili e pare abbia un grave effetto neurotossico, con conseguenze sullo sviluppo cerebrale e sui quoziente intellettivo dei bambini. Queste le parole usate dagli autori dello studio per commentare quanto scoperto: “Se si convertono gli effetti del mercurio in punti di quoziente intellettivo persi si ottengono 700 mila punti persi l’anno, corrispondenti a una cifra intorno agli 8-9 mila milioni di euro, soprattutto nel Sud del continente”.
Tanto per cambiare, dunque, pare che questi problemi siano soprattutto conseguenze dell’inquinamento, nonostante siano anche altri i fenomeni che contribuiscono a rilasciare mercurio nell’ambiente: i combustibili fossili, infatti, rilasciano le sostanze immediatamente nell’atmosfera e anche nelle acque marine e lacustri, avvelenandone gli abitanti. Ecco spiegato perché proprio i pesci sono portatori di mercurio in grandi quantità.
La conclusione della ricerca mostra una stima degli interventi sanitari che sono necessari una volta che i bambini esposti al mercurio raggiungono l’età adulta: i costi sanitari in Europa sono pari a 10 miliardi di euro ogni anno.
Ma gli studi riguardanti il mercurio non si limitano solo a questo né si basano solo su dati europei. Un altro studio ha recentemente scoperto che negli Stati Uniti una donna in gravidanza su 12 assorbe quantità eccessive di mercurio: proprio per questo motivo è stata lanciata una campagna pubblicitaria contro le centrali a carbone, ai fini di sensibilizzare la popolazione.
Tra il 13 ed il 18 gennaio 2013 si terrà in Svizzera, a Ginevra, la quinta sessione dell’Intergovernmental Negotiating Committee (programma dell’ONU sull’ambiente) in cui si discuterà di un possibile trattato internazionale per ridurre l’uso di mercurio. Speriamo che tutte queste ricerche e questi incontri internazionali riescano a diffondere un’adeguata conoscenza del problema in modo da trovare al più presto una possibile soluzione.
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