Londra meta sportiva e di “risparmio” per chi rifiuta di contribuire “oltre misura”… Non é il caso di Ibrahimovic
Le olimpiadi di Londra stanno per iniziare ufficialmente, ma a quanto pare e racconta un articolo del Figaro, la “corsa” a Londra non è solo per assistervi, o per parteciparvi, piuttosto una fuga dalla Francia e dalle sue tasse al 75%.
La nuova tranche di tassazione francese: quella al 75%, per intenderci, che dovrebbe colpire chi supera il milione di euro di reddito non è ancora stata votata in parlamento ma in compenso ha già creato panico e messo in stato di allerta chi ha stipendi con i sei zero, chi a questa cifra, pur senza esserne troppo lontano, non vi arriva ancora e anche chi invece per arrivare a simili mete, di strada deve farne ancora parecchia.
I manager di alto livello, quelli che possono aspirare a simili retribuzioni, hanno iniziato a disertare la Francia e non da ora. È già da questa primavera, prima che la certezza assoluta di una vittoria della sinistra invadesse gli animi, ma con le proiezioni favorevoli al candidato Hollande, che l’esodo è iniziato.
Senza dover attendere il tappeto rosso promesso da Cameron, né il tappeto volante di Aladino, non sono poche le ditte e i manager che si sono istallati a Londra o che prevedono di farlo, i dirigenti nuovo assunti o in via di assunzione, reclutati all’estero che si rifiutano di stabilirsi a Parigi e se accettano l’offerta della compagnia, basata in Francia, richiedono di fissarsi magari a Bruxelles, di preferenza a Londra, fino a quelli che spingono alla delocalizzazione .
Di recente dopo settimane di negoziazioni, un dirigente di ritorno in Francia dopo un periodo di lavoro all’estero, ha annullato all’ultimo momento il contratto d’affitto per un grande appartamento di prestigio, così racconta un agente immobiliare parigino, concludendo poi che il datore di lavoro dell’espatriato ha deciso di sistemare il suo ex potenziale affittuario a Londra.
E tutto il mercato inglese ne risente e gode delle conseguenze positive!
Il lycée Charles de Gaulle, il liceo francese di Londra beneficia di una popolarità grandissima con un sempre crescente numero di domande di iscrizione e la lista di attesa del liceo, dal 6 maggio(data dell’elezione di François Hollande alla presidenza francese) è cresciuta di più di 700 richieste di ammissione, così ha confessato un diplomatico.
Insomma tutti a Londra appassionatamente e felicemente, accolti a braccia aperte.
La comunità francese presente nella capitale d’oltremanica fa di Londra la sesta città di Francia per il numero di abitanti.
Tutti i manager vogliono Londra o per meglio dire non vogliono Parigi e le sue tassazioni esorbitanti e tanti gruppi devono cedere alle condizioni dei dirigenti reclutati.
Come assicura il proprietario di un gruppo di lusso: “Non riuscirete a trovare nessun dirigente straniero che accetti di venire a Parigi con le previsioni di questa tassa”( onerosa). Quest’analisi è condivisa da un capo dell’industria: “Far venire un dirigente di alto livello e basarlo in Francia è diventata una missione impossibile!”.
Non tutti la pensano così e in questo fuggi fuggi generale c’é pero’ chi in Francia ha il “coraggio” di venirci ugualmente senza preoccuparsi del proprio compenso iperbolico.
Uno per tutti lo strapagato Ibrahimovic e i suoi 14 milioni di euro, che se la tassazione al 75% diventerà effettiva, di tasse allo stato ne regalerà e non poche.
Nessuna ansia, tanta nonchalance, nessuna preoccupazione per lui!
In ogni caso non usciranno certo dalle sue tasche. Ibrahimovic ha ben negoziato il suo ingaggio e la sua retribuzione é al netto della tassazione.
Chi dovrà pagare sarà il PSG e dunque il Qatar che di problemi economici non ne ha di certo; ma su questo soggetto, il club non si dilunga e se “non é un mistero che i club garantiscano salari netti ai giocatori”, non rilascia comunicazioni più dettagliate.
Le tasse dello stipendio del giocatore potrebbero essere condizionate e regolate da regimi fiscali diversi e particolari, ma se sarà il club a pagarne la totalità, secondo il nuovo previsto sistema francese, allora il bravo Ibrahimovic potrà arrivare a costare al PSG tra contributi, tasse e varie una settantina di milioni di euro ( e secondo la rivista Challanges ben 89milioni).
Ma per gli altri “mortali più comuni”che non hanno il gas e il petrolio del Qatar alle spalle, le direzioni delle risorse umane dei grandi gruppi, che non vogliono passare alla delocalizzazione, cercano scappatoie: bonus congelati in attesa di tempi migliori sperando che non debbano fossilizzarsi e stipendi più bassi perché in ogni caso nessuno ha intenzione di lasciare 3/4 dello stipendio allo stato.
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