Malala Yousafzai, la più giovane candidata al premio nobel parla dell’Istruzione il giorno prima del sui compleanno all’Onu.
La più giovane candidata la premio Nobel per la pace ha compiuto 16 anni lo scorso 12 luglio. Malala Yousafzai, l’attivista pakistana che il 9 ottobre 2012 è miracolosamente scampata ad un attentato terroristico di matrice talebana, il giorno prima del suo compleanno parla alle Nazioni Unite, nel Palazzo di Vetro dell’ONU, dove ha incontrato il segretario generale Ban Ki-moon.
Dalle toccanti parole emerge un chiaro messaggio ai talebani e ai terroristi che ogni giorno mietono vittime innocenti in nome di una guerra logorante e ottusa, ossia che il male ha fallito. Secondo l’attivista, i terroristi usano l’Islam a loro piacimento ponendola a ragione e fondamento delle loro nefandezze. Il calvario in ospedale della 16enne non ha frenato la sua lotta al terrorismo e alla guerra islamica. Tutt’altro. Per sua stessa ammissione , infatti, “Con quel proiettile è morta la paura e il terrore”. Forte e determinato tuona l’imperante invito alla pace e alla lotta per il diritto delle fanciulle di tutto il mondo all’istruzione. “Facciamo appello a tutte le sorelle nel mondo affinché siano coraggiose, per abbracciare la forza che è in loro e cercare di realizzarsi al massimo delle loro possibilità. Cari fratelli e sorelle vogliamo scuole, vogliamo istruzione per tutti i bambini per garantire loro un luminoso futuro. Ci faremo sentire, parleremo per i nostri diritti e così cambieremo le cose. Dobbiamo credere nella potenza e nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo. Perché siamo tutti uniti, riuniti per la causa dell’istruzione e se vogliamo raggiungere questo obiettivo dovreste aiutarci a conquistare potere tramite le armi della conoscenza e lasciarci schierare le une accanto alle altre con unità e senso di coesione. Cari fratelli e sorelle non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per ignoranza, povertà e ingiustizia. Non dobbiamo dimenticare che milioni di persone non hanno scuole. Lasciateci ingaggiare dunque una lotta globale contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e lasciateci prendere in mano libri e penne. Queste sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo.”
Difficile restare indifferenti ad un simile appello. Sarà per questo che il 17 luglio 2013,
il leader dei talebani del Pakistan, Adnan Rasheed, ha inviato una lettera di scuse a Malala pubblicata dal canale britannico Channel 4, confermando quindi la tesi della giovane attivista secondo la quale “ i talebani hanno paura del potere dell’istruzione e del potere delle donne, per questo uccidono”. La giovane ha poi ribadito di non parlare in per se, ma di essersi fatta portavoce di tutti coloro i quali combattono per i propri diritti, ma che non possono far sentire la propria voce.
di Elvira Gorbari
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