Oggi cercherò di approfondire un tema importante e innovativo, di cui si parla spesso, ma che non è mai spiegato con molta chiarezza: il rapporto tra le rivolte in Africa e la tecnologia.
Riferendoci alla “primavere arabe” come alla rivolte svoltesi in Medio Oriente e Nord Africa dal 17 dicembre 2011 fino ad adesso, possiamo affermare che si è trattato di un tipo innovativo di rivoluzione, a causa del loro rapporto con i mass-media. Alcuni studiosi le hanno addirittua chiamate “rivoluzioni di facebook e twitter”.
La scintilla che ha fatto scoppiare le rivolte è stata la morte di Mohammed Bouazizi, il 17 dicembre 2011, in Tunisia. Il venditore ambulante si è dato fuoco per protestare dopo che la polizia aveva sequestrato la sua merce. La particolarità di questo gesto sta nella diffusione della notizia stessa: la scena fu infatti ripresa dalle videocamere dei cellulari dei passanti ed il video fu diffuso su facebook e youtube, prima che ai talegiornali! Dal momento che il controllo del governo tunisino si estendeva anche alle reti di comunicazioni radio-televisive, alla popolazione non rimaneva che uno strumento per condividere il proprio spirito rivoluzionario: i social networks. Infatti su Facebook sono aumentati rapidamente i gruppi che sostenevano la rivoluzione e su Twitter l’ hashtag più usato del periodo era #Tunisia.
In Egitto, invece, foto di Khaled Said, ucciso dalla polizia, furono pubblicate su Facebook e, nonostante solo il 5,49% della popolazione usi questo social network, esso è stato il motore da cui è nata l’organizzazione della rivolta.
Nel caso libico, invece, è stato Hassan Al Djahmi a creare un gruppo su Facebook finalizzato a dare l’avvio alle manifestazioni organizzate. Anche con l’appoggio delle organizzazioni libiche situate fuori dalla Libia stessa, il 17 Febbraio 2011 le rivolte scoppiarono in tutto il Paese. Ai personaggi e gruppi attivi sia su Facebook che su Twitter si possono aggiungere anche i video di Youtube e le foto su Flickr che mostravano al mondo tutto quello che stava succedendo in Libia.
Possiamo dunque concludere che i social networks hanno svolto un duplice ruolo nelle primavere arabe: un ruolo interno, perchè hanno aiutato l’organizzazione delle manifestazioni e rivolte dentro ai Paesi, sfruttando il comune malcontento della popolazione che si riuniva virtualmente per esprimerlo, ed un ruolo esterno, poichè sono stati i principali strumenti che hanno permesso al mondo di conoscere quello che stava succedendo nei Paesi coinvolti, senza filtri politici.
Proprio per questi motivi possiamo definire le primavere arabe come rivoluzioni innovative: le prime rivolte reali e virtuali, sviluppatesi non solo grazie alle persone scese in piazza, ma grazie all’enorme utilizzo dei social networks.
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