La Professoressa Cecilia Morosini, celebre antesignana della neuropsichiatra infantile, uscita su tutti i giornali l’estate scorsa per essere stata truffata dal suo autista e dalla badante, è mancata ieri, domenica 18 novembre 2012, all’età di 83 anni.
La Prof. Morosini era specializzata in neurologia, neuropsichiatria infantile, psicanalisi e fisiatria e ha dedicato tutta la propria vita alla ricerca nel campo della riabilitazione. È stata inoltre la fondatrice e prima direttrice della scuola di specializzazione in “medicina fisica e riabilitazione” dell’Università degli studi di Milano Bicocca, docente del corso di laurea in fisioterapia all’Università degli studi di Milano Bicocca e della scuola di specializzazione in “medicina fisica e riabilitazione” dell’Università degli studi di Milano e Milano Bicocca, fondatrice e direttrice della scuola di Psicomotricità (AISPSIM) e legale rappresentante di due Onlus attive nel settore della riabilitazione per disabili.
Inutile dire che faceva anche parte di innumerevoli comitati scientifici ed associazioni e che era un’esperta conosciuta e stimata sia a livello nazionale che internazionale, autrice di più di 100 pubblicazioni. Ha introdotto e diffuso in Italia alcune delle più importanti tecniche di riabilitazione (ricordiamo la metodica Doman, Bobath, Mézières, la musicoterapia, il metodo Feuerstein), oggi sempre più utilizzate da tutti coloro che si occupano di disabilità. È stata anche creatrice del modello di riabilitazione olistico-transdisciplinare.
La Professoressa Morosini, era anche nota come “la signora dei risvegli”, soprannome che le fu attribuito a causa del suo trentennale impegno nell’A.Ri.Co. (Associazione per la Riabilitazione dei Comatosi) e per le sorprendenti guarigioni ottenute in persone con esiti di coma che erano state erroneamente considerate da altri come “stati vegetativi”
Nel suo campo, insomma, era una vera icona.
Da 6 anni ormai, la Professoressa non era più autosufficiente e necessitava dell’aiuto della signora Franca Tondo, che passò dall’essere solo la sua domestica a farle da badante a tempo pieno. Quello che la Professoressa Morosini non sapeva era che la sua badante, d’accordo con l’autista, Vincenzo la Forgia, si sarebbe approfittata di lei e del suo patrimonio. Negli anni, i due, abusando dello stato di infermità della Professoressa e sfruttando la loro posizione di vicinanza, hanno indotto la donna a compiere una serie di atti per lei dannosi: le hanno sottratto circa mezzo milione di euro (compresi nella somma un appartamento, un auto di lusso e 4 cavalli), oltre ad averla obbligata ad aprire loro il proprio conto corrente, a predisporre un testamento olografo nel quale compariva il nome della badante tra gli eredi universali, a riscattare anticipatamente le polizze vita a lei intestate ed a rilasciare una procura generale a favore dell’autista per l’esecuzione di qualsiasi atto di ordinaria e straordinaria amministrazione.
Grazie alle indagini coordinate dal Sostituto Procuratore dott. Luca Gaglio, l’autista e la badante sono stati arrestati il 31 maggio 2012 dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria, con l’accusa di circonvenzione di incapace. Ecco quanto riportato dal gip Gianfranco Criscione nell’ordinanza di custodia cautelare, riguardo ai due arrestati che da tempo si erano resi protagonisti di una “generalizzata attività di spoliazione del cospicuo patrimonio della vittima, tuttora in essere grazie alla sostanziale condizione in essere di isolamento sociale della Professoressa Morosini, che a quanto pare, infatti, non ha significativi rapporti con persone diverse dagli indagati, i quali sono presenze continue e costanti nella vita” della Professoressa.
Sempre nel provvedimento del gip Gianfranco Criscione è riportata un’intercettazione in cui si sente la badante parlare al telefono con una conoscente e raccontarle i servizi resi alla Professoressa, dicendo di averle “dato anche una sventola in faccia”.
Queste sono dunque le condizioni di vita che la Professoressa Cecilia Morosini ha subìto negli ultimi periodi della propria vita.
I riconoscimenti e la gratitudine ricevuti dalle migliaia di pazienti da lei seguiti nei lunghi anni della propria carriera non sono stati purtroppo sufficienti per risparmiarle il dolore causato da chi ha approfittato della sua infermità negli ultimi anni.
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