La pirateria non danneggerebbe il mercato legale, anzi. E’ il risultato di un nuovo studio commissionato dall’Unione Europea che stravolgere, nuovamente, i dogmi delle Majors.
Uno studio conferma che i download illeciti non danneggiano il mercato legale
Lo studio è stato commissionato dalla Joint Research Centre (JRC), l’istituto di ricerca interno alla Commissione Europea ed è stato condotto dall’Institute for Prospective Technological Studies (IPTS) per studiare le interazioni e le abitudini degli utenti della rete nelle piattaforme di streaming legale di musica e le reti del file sharing.
La ricerca ha portato i ricercatori a concludere che la fruizione di contenuti provenienti da fonti illecite non provocherebbe nessun danno alle vendite di musica e film. Insomma, la pirateria non intacca i circuiti legali di vendita e quindi, uno dei cavalli di battaglia delle Majors di intrattenimento, viene sconfessato con dati scientifici.
La ricerca ha ipotizzato, partendo con un ragionamento per assurdo, che tutte le piattaforme utilizzate dagli utenti della rete per la condivisione ed il download di materiale illegale, fossero scomparse. Questa ricerca sulla pirateria, ha coinvolto un campione di 16 mila utenti della rete in Europa, studiandone le abitudini ed ha portato a dimostrare che, senza i siti che si occupano di indicizzare materiale coperto dal diritto d’autore, anche i click verso le piattaforme legali soffrirebbero un decremento di visite quantificabili nel 2%. Come dire: meno pirateria, meno interesse verso Amazon, Spotify, iTunes, Play Music.
I ricercatori dell’ IPTS hanno quindi osservato che l’utente dedito alla pirateria, non è comunque interessato all’acquisto di materiale proveniente lecitamente e quindi non si potrebbe dimostrare un collegamento diretto tra la pirateria e la crisi di vendite che le Majors sbandierano continuamente come un mantra.
Ma i risultati non finiscono di stupire e giungono alla stessa conclusione di molti altri studi svolti sulle abitudini degli utenti della rete: chi scarica materiale pirata, acquista anche il 37% in più di materiale lecito, rispetto a chi non è legato alle reti di condivisione e download illeciti.
Già una ricerca svolta dalla Columbia University era giunta alla stessa conclusione stravolgendo, con dati scientifici, l’assunto delle Majors che addossano alla pirateria, tutte le colpe per ogni singolo calo di fatturato. La pirateria viene dunque utilizzata come un dito dietro cui nascondersi, la causa di tutti i mali e sarebbe davvero interessante vedere come nella ricerca se, scomparendo le piattaforme che danno accesso a materiale pirata, l’industria dell’intrattenimento tornerebbe a guadagnare, cifre ancor più astronomiche di quanto già non faccia.
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