La campagna elettorale a colpi di hashtag, ritweet e risposte al veleno è iniziata già da un bel po’. Le ricerche intorno all’argomento sono varie e per la prima volta c’è un nuovo metro di giudizio per valutare l’impatto che hanno le attività e le proposte dei candidati. Per quanto questi pseudo-sondaggi non siano attendibili, molti ricercatori si stanno divertendo a vedere quanti sono i followers dei politici più importanti, gli hashtag utilizzati e le conversazioni generate dai tweet.
È innegabile che il confronto-scontro tra Berlusconi e Santoro abbia prodotto un numero di tweet impressionante che è continuato a crescere anche nei giorni successivi. Ultimamente, però, altri hashtag hanno invaso le tendenze delle pagine Twitter degli italiani. Prima gli spot elettorali del Pd con #ItaliaGiusta, poi il comizio a Firenze di Bersani con Renzi e la trovata #pdbrothers con tanto di foto e infine la #propostashock di Berlusconi di restituire l’Imu del 2012 a tutti gli italiani, che è diventata prima #propostasciocc e successivamente #proBastachoc.
Sui social network, essere citati non è per forza segno di visibilità positiva. L’hashtag #pdbrothers, ad esempio, anche se all’inizio ha ricevuto molte critiche per la foto stile Blues Brothers pubblicata sul sito del Pd, è diventato il tormentone di Twitter per scrivere le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Firenze e dal segretario. In direzione opposta è andato #propostashock, prima utilizzato dal Pdl e dai sostenitori di Berlusconi, poi diventato una sorta di boomerang con le cose più impensabili da restituire. Tra tutti “Restituirò Ruby ai suoi veri zii” e “Restituirò i soldi delle vostre inutili lauree” sono due esempi di come il popolo di Twitter abbia interpretato la proposta di Berlusconi.
Purtroppo non tutti hanno capito come utilizzare i social media dove la campagna elettorale è fatta di parole chiave, di breve durata rispetto a quelle classiche. Il rischio più frequente è quello di vedersi arrivare una marea di tweet con il proprio hashtag storpiato. Quella si può definire senza dubbi una comunicazione sbagliata.
Articolo a cura di Carlo Valentino
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