Janis Joplin, splendida voce blues della musica rock, uno spirito libero, moriva di overdose in un motel di Hollywood. video Summertime
Janis Joplin, con la sua voce graffiante e blues, col suo anticonformismo, col suo aderire all’ideologia hippy, (o hippie) ha sempre rappresentato uno “spirito libero” libero dai pregiudizi, libero dai conformismi.
Ribelle, fin dalla prima infanzia, Janis Joplin a 17 anni, lasciò il college e fuggì di casa per seguire le orme delle sue stelle musicali preferite: Odetta, Leadbelly e Bessie Smith.
Cominciò esibendosi nei club country&western di Houston e di altre città del Texas. Appena ebbe abbastanza denaro, prese un bus per la California. Si trovava nell’era hippy e Janis entrò a far parte di diverse comunità stabilendosi a San Francisco per alcuni anni. Per un caso, tornò in Texas all’inizio del 1966, poco prima che un suo amico, Chet Helms, diventasse il manager di un nuovo gruppo rock, “Big Brother and the Holding Company”.
Questa band aveva bisogno di una vocalist femminile e Helm pensò a Janis. La contattò e la convinse a tornare a San Francisco. La fusione tra la voce di Joplin e il ruvido acid-blues della band si rivelò un successo. Il gruppo divenne subito popolare in tutta l’area di San Francisco e fu chiamato a partecipare al rock festival di Monterey nel 1967.
Janis Joplin era quindi divenuta il simbolo hippy della ribellione, ed ovviamente era attaccata dalla stampa che vedeva in lei un “pericolo sociale”. Dobbiamo ricordare che correvano gli anni che caratterizzarono i primi movimenti studenteschi – popolari, la ribellione dei giovani si faceva sentire sotto ogni aspetto.
Erano anni caldi anche in America dove la guerra del Vietnam, il conflitto combattuto tra il 1960 (data di costituzione del Fronte di Liberazione Nazionale filo-comunista) al 30 aprile 1975 (caduta di Saigon) era nel pieno del suo triste svolgimento. Janis Joplin era l’emblema, al femminile, della rivolta sociale americana contro l’allora presidente degli Usa Richard Nixon.
Ma ritorniamo alla splendida esibizione al rock festival di Monterey del 1967. Monterey fu per Janis Joplin, una performance trionfale, bissata due anni dopo, questa volta come solista, a Woodstock.
Era per Janis Joplin arrivato il momento del grande esordio come voce solista, ed infatti ecco arrivare l’album d’esordio, intitolato semplicemente con il loro nome, Big Brother and the Holding Company.
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Seguì una serie di concerti in tutti gli Stati Uniti. L’esibizione di Janis Joplin a New York, in particolare, entusiasmò la critica. Il successo la convinse così a lasciare la band, per intraprendere la carriera solista, nel 1968, subito dopo la pubblicazione del secondo album, Cheap Thrills, impreziosito da una intensissima ed indimenticabile cover di “Summertime” di George Gershwin, resa memorabile dall’interpretazione di Joplin.
Ormai sembrava lanciata verso l’olimpo musicale, la sua voce graffiante, la sua mimica, i suoi occhi socchiusi intenti a sentire, fino in fondo la musica e trasmettercela, purtroppo erano sempre più persi…
Janis Joplin stava sempre più percorrendo la strada buia delle droghe pesanti e dell’alcool. Quella stessa strada che l’aveva, forse ispirata, durante la sua breve ma intensa carriera musicale, l’ha guidata, nel suo percorso anche verso la sua prematura morte.
Il 4 ottobre 1970 Janis Joplin fu trovata morta nella stanza di un motel di Hollywood: l’esame autoptico ipotizzò una morte accidentale causata da overdose di eroina. Fu trovata 18 ore dopo il decesso con il viso riverso sul pavimento, con fuoriuscite di sangue, ormai coagulato, dal naso e dalla bocca; il corpo era incuneato fra il comodino e il letto, e da ciò si deduce la mancanza di qualsiasi riflesso teso a evitare l’ostacolo.
La ricostruzione della dinamica del decesso permise al suo impresario, Albert Grossman, di riscuotere centomila dollari derivanti da un’assicurazione sulla vita, e negli anni successivi il manager si impegnò a lungo riguardo all’eredità a favore della famiglia Joplin.
Il corpo dell’artista fu cremato al Westwood Village Memorial Park Cemetery, e le sue ceneri furono sparse nell’Oceano Pacifico libere, come lo è stata la breve ma intensa vita di questa stella della musica, di vagare per i mari del mondo.
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