È ormai da tanto, troppo tempo che proseguono gli attacchi incrociati tra Palestina ed Israele, spesso sfociando anche nel Libano che subisce senza far parte del conflitto. Il territorio più colpito, si sa, è quello della Striscia di Gaza, territorio al confine tra Palestina ed Israele e teatro di continui innumerabili attacchi incrociati.
Ora però, stando alle ultime dichiarazioni di Israele, l’escalation di attacchi incrociati ha portato ad un aumento enorme del malcontento e sta portando Israele a pensare di compiere un passo più ampio, con un attacco nettamente maggiore di quelli fatti fin’ora, contro i palestinesi.
Già la notte scorsa 20 razzi lanciati nella Striscia di Gaza rivolti alla parte meridionale di Israele hanno costretto gli abitanti della zona a nascondersi nei rifugi e, poiché quest’aumento di violenza sta arrivando mentre Israele si prepara alle prossime elezioni (22 gennaio 2013), il premier Benjamin Nethanyahu sta cercando di far capire al mondo che Israele non è fermo ad aspettare di essere attaccato, ma che se sarà necessario, lo Stato è pronto ad ampliare la sua risposta contro la Palestina.
E nonostante Nethanyahu, ben consapevole delle norme di diritto internazionale che impongono la netta distinzione tra obiettivi militari e civili, continui a sostenere che Israele punta alla distruzione di missili, armi e siti di tiro palestinesi, il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum, ha invece commentato così: “L’occupazione israeliana mira a colpire e uccidere i civili. Non possiamo rimanere in silenzio e non accetteremo mai questa situazione a Gaza, imposta al popolo palestinese e alla resistenza”.
Insomma, la situazione non sembra proprio sapersi placare da sé e, poiché la diplomazia è un linguaggio che non ha mai funzionato in modo permanente con questi Paesi, siamo arrivati al punto in cui Israele, pur di porre fine alla continua violenza degli attacchi incrociati, e per mostrare al mondo intero che è pronto a combattere per i suoi diritti, è disposto a compiere un’azione più potente delle altre, minacciando un attacco “definitivo” sulla striscia di Gaza.
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