Una ricerca ha individuato nell’ipotalamo la zona di propulsione dell’invecchiamento, causato in particolar modo da un complesso proteico ben definito. Si aprono le strade per la ricerca sulla longevità.
Invecchiare non piace a nessuno: Oscar Wilde ne sapeva qualcosa. Il processo è però inarrestabile e ora finalmente si sa con precisione cosa lo provoca. La scoperta è merito degli studiosi dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University che hanno condotto i loro studi sull’ipotalamo dei topi, confermando che è proprio quest’ultimo a condizionare l’invecchiamento del corpo. Una certezza non da poco perché ora si possono intraprendere nuove strade sia contro l’invecchiamento precoce che contro le malattie degenerative.
La ricerca sull’invecchiamento
Dongsheng Cai, professore di farmacologia molecolare, ha così commentato: “Gli scienziati si sono domandati a lungo se l’invecchiamento si verifichi indipendentemente in vari tessuti del corpo o se sia invece regolato attivamente da un organo del corpo. Dal nostro studio risulta chiaro che molti aspetti dell’invecchiamento sono controllati dall’ipotalamo e la cosa interessante è che è possibile -almeno nei topi – alterare la segnalazione entro l’ipotalamo e rallentare il processo di invecchiamento e aumentare la longevità.”. Il ruolo dell’ipotalamo nella crescita dell’uomo era già noto: questa struttura particolare del nostro corpo, situata nelle profondità del nostro cervello, è responsabile di importanti funzioni quali riproduzione, metabolismo, sviluppo ed ha , come ben si deduce, delle conseguenze sull’intero corpo. Proprio da ciò è partito l’interesse dei ricercatori che hanno creduto, con ampia ragione, che l’ipotalamo potesse influenzare in modo determinante anche l’invecchiamento. Il processo di ricerca è partito dallo studio dell’infiammazione dell’ipotalamo stesso e su un particolare complesso proteico, NF-kB. L’accelerazione di quest’ultimo nei topi ha provocato un maggiore impulso nell’invecchiamento: “I topi hanno mostrato una diminuzione della forza muscolare , dello spessore della pelle, e della loro capacità di apprendimento che sono tutti indicatori di invecchiamento. L’attivazione di questo percorso ha promosso l’invecchiamento sistemico accorciando la durata della vita”. Bloccando però questo complesso proteico direttamente nel cervello dei roditori, l’invecchiamento si è bloccato del 20%. L’individuazione specifica sia della zona che della motivazione del processo di vecchiaia può aiutare ora i ricercatori nella famosa ricerca perpetua della longevità. Perché sì, invecchiare è naturale, ma non piace davvero a nessuno.
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