Si torna a parlare di talk show e, ancora una volta, non sono complimenti. Stavolta tocca a Roberto Saviano, il giovane scrittore autore di Gomorra, libro-denuncia sulla Camorra diventato uno dei più significativi casi editoriali degli ultimi anni, colpire duro.
In un suo articolo sull’Espresso del 19 novembre infatti Saviano critica severamente i talk show, usando temi e toni analoghi a quelli usati nelle settimane scorse da Beppe Grillo.
I talk show, secondo Saviano, sono costruiti ad hoc, persino nell’arredamento degli studi televisivi, per dire subliminalmente agli spettatori “non uscite, abbandonate i bar, le case degli amici e restate qui con noi perché questa è casa vostra”. I talk show diventano dunque il “metro” su cui raccontare l’attualità, la cronaca, la politica.
Il talk show diventa persino una sorta di sedativo per i tanti cittadini indignati contro la corruzione della classe politica che, anziché scendere in piazza, preferiscono sempre più spesso sedersi davanti alla tv, in solitudine, osservando le scaramucce e le invettive tra i vari ospiti.
L’accusa di Saviano poi si fa ancora più dura e pungente: “Per vent’anni, per tutta l’epoca berlusconiana, i talk show hanno plasmato, condizionato l’opinione pubblica, in un circolo vizioso. Le arene tv hanno visto il susseguirsi dei sempreverdi che oggi sgomitano per transitare nella terza Repubblica”.
Già, ma come la mettiamo con chi in televisione, in particolare nei talk show, non ci vuole andare? Inevitabile, vista la continua crescita nei sondaggi del MoVimento 5 Stelle, fare una riflessione sul rapporto tra la seconda forza politica del paese e i talk show. “Se non sei disposto ad andare in televisione –scrive Saviano- ecco che la televisione viene da te, nel tentativo disperato di fagocitare ciò che viene visto come alieno”.
Esiste un modo di raccontare l’attualità politica alternativo ai talk show? Il modo esiste già ed è identificato da Saviano nei social network, in particolar modo Twitter. Il confronto diretto, senza l’intermediazione di un conduttore televisivo, diventa la nuova frontiera dell’informazione. Blog e social network rendono dunque la figura stessa del conduttore televisivo “un filtro inessenziale”. Non solo, il ruolo del conduttore viene oggi visto soprattutto per l’elemento di manipolazione, secondo Saviano insito nel ruolo stesso ed emerge “in maniera evidente e grottesca”.
Su questo punto arriva tuttavia dalle colonne del Corriere della Sera la “puntura” del critico televisivo Aldo Grasso che provocatoriamente chiede se queste affermazioni non siano un atto di ingratitudine verso l’amico Fabio Fazio.
La televisione resta tuttavia fondamentale per Saviano. E’ infatti il suo linguaggio ad essere finito, non il contenitore.
Commenti riguardo il post