Il cibo, e la sua disponibilità come risorsa naturale, è in proporzione alla popolazione della terra. Questa dal 1965 ad oggi è raddoppiata, da poco più di 3 miliardi a circa 7 miliardi.
ciboL’aspettativa per il 2050 è di circa 9 miliardi di abitanti sul pianeta, ovvero più 34%.
Ciò sarà dovuto soprattutto all’aumento di popolazione nei paesi in via di sviluppo, la cui popolazione si concentrerà per il 70% nelle aree urbane. Il fabbisogno di cereali sarà di 3 miliardi di tonnellate, oggi è di 2,4. E questo richiederà più 20% di terreno coltivabile.
Il cibo della tecnologia ‘buona’
Un tale cambiamento porta a chiedersi se ci saranno sufficiente terra coltivabile, acqua e biodiversità perla produzione di cibo per tutta la popolazione. Certamente una soluzione che possiamo intravedere ora, è coltivare a km zero. Accorciare le distanze tra produzione e distribuzione. La filiera corta è una pratica che iniziano a fare anche i grandi distributori come Wal-Mart negli Usa. I dati americani rilevano un più 10% di filiera corta negli ultimi 12 mesi. E mentre la domanda di cibo locale aumenta, crescono le aziende agricole in grado di soddisfarla.
Ora è il momento di coltivare localmente. Acquistare cibo a km zero. E persino cominciare a coltivare il cibo nel proprio orto nel retro giardino. Un aumento del 20% delle produzioni locali è stato registrato negli Stati Uniti. E’ una tendenza che non si vedeva dal movimento degli anni ’70, e che fa si che si radichi la cultura della filiera corta. Sempre oltreoceano, sono in vendita gli orti fai da te in coltura idroponica. Questa non necessita di terra, ma aiutata dalla tecnologia, ha una pompa che mette in movimento acqua contenente i minerali necessari alle colture, e crea una iper ossigenazione, permettendo una crescita addirittura più rapida che nelle coltivazioni in terra.Tali effetti sono stati studiati dal Department of Environmental Horticulture dell’Università della California. ‘Fizzy Farm’ da balcone è già disponibile.
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