La Corte Suprema indiana ha deciso, i Marò potranno tornare per 4 settimane in Italia e votare alle prossime elezioni politiche.
Una nuova prova di fiducia da parte delle autorità giudiziarie indiane che, dopo solo mezz’ora di discussione, hanno concesso una nuova licenza ai Marò italiani che da oltre un anno sono bloccati nel paese asiatico in attessa che la loro situazione penale venga chiarita.
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, potranno quindi tornare in Italia per votare e trascorrere quattro settimane assieme ai loro familiari. Durante la discussione in seno alla Corte Suprema, il vice procuratore dello stato del Kerala aveva espresso la propria contrarietà al permesso, sulla base di tre punti: la richiesta doveva essere presentata direttamente dai due militari e non dalla diplomazia italiana, nei confronti dei due è ancora pendente una denuncia da parte dello stato del Kerala e i due sono sotto processo per omicidio, in base all’articolo 302 del codice penale indiano.
Le argomentazioni presentate dal vice procuratore, però, non hanno convinto la Corte presieduta dal giudice Altamas Kabir che ha concesso la licenza sotto delle garanzie specifiche; i Marò dovranno firmare un documento in cui riconoscono i loro obblighi nei confronti della giustizia indiana ed è stata richiesta la garazia che i due militari tornino puntualmente in India al termine della licenza; la garanzia è stata richiesta sotto forma di lettera formale, all’ambasciatore italiano Daniele Mancini. La procedura è molto simile a quella già collaudata lo scorso dicembre quando Girone e Latorre poterono tornare in Italia per due settimane, trascorrendo le festività natalizie con le proprie famiglie. La data del ritorno venne puntualmente rispettata con il rientro del 4 gennaio, nonostante alcune richieste di trattenere e processare i militari in Italia.
Secondo il ministro degli Esteri Giulio Terzi la decisione della Corte indiana conferma “il clima di fiducia e collaborazione con le autorità indiane e lascia ben sperare per un positivo esito della vicenda. Provo grande soddisfazione che i nostri due ragazzi potranno adesso esercitare il loro diritto di voto e trascorrere quattro settimane con i loro familiari in Italia”.
I due Marò sono accusati du aver ucciso due pescatori mentre erano a bordo di una nave mercatine italiana, in acque non sicure, spesso preda di pirati. Secondo i due militari, invece, la nave era sotto attacco da parte di un gruppo di pirati armati che volevano abbordare e poi sequestrare la nave italiana. La loro, quindi, è stata legittima difesa, oltre ad un atto di deterrenza, onde evitare di finire ostaggi della banda di criminali. La situazione è piuttosto controversa e da oltre un anno i Marò sono in libertà vigilata, non possono lasciare l’India senza prima l’autorizzazione della Corte Suprema e devono firmare un registro una volta alla settimana. Nel paese, sono sotto tutela dell’ambasciata italiana, svolgono il loro lavoro e sono liberi di poter girare nella città a loro piacimento.
Per risolvere questa spinosa questione, il 18 gennaio la Corte Suprema ha chiesto al governo di New Delhi di istituire un tribunale speciale per appurare la questione di giurisdizione, in modo da stabilire chi dovrà giudicare i due militari italiani.
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