Ed alla fine ci fu la rivincita dei cellulari tradizionali che, secondo recenti studi, battono i cugini smarphone sulla stabilità delle chiamate. La sensazione era già diffusa tra l’utenza mobile ma ora, due studi scientifici lo dimostrano.
La fondazione Ugo Bordoni, l’università danese di Aalborg e da Strand Consult, sono giunti alle medesime conclusioni: gli smartphone cedono il passo a favore dei telefoni tradizionali quando si tratta di stabilità delle chiamate. In pratica con i cellulari di ultima generazione, è più difficile finire una chiamata senza che cada la linea ed hanno più probabilità di perdere la connessione, proprio mentre si sta parlando.
L’esperimento eseguito dalla fondazione Borodni, legata a doppia mandata con il Ministero dello Sviluppo Economico, ha generato una mole di dati non indifferente che delineano un chiarissimo quadro d’insieme. I ricercatori hanno avviato lo studio in ogni regione italiana percorrendo, a bordo di due veicoli, tutte le tipologie di strade possibili: urbane, suburbane ed ausotrade. Ogni veicolo aveva a bordo 10 cellulari delle principali marche in commercio come iPhone, Nokia, Samsung Galaxy e Blackberry.
Grazie alla collaborazione dei due principali gestori italiani, Tim e Vodafone, i ricercatori hanno potuto ridurre l’incertezza dell’esperimento appoggiandosi a più ponti radio. Ogni veicolo aveva a bordo gli stessi terminali ma con schede di operatori diversi.
Da un numero di rete fissa, i ricercatori hanno chiamato i cellulari per un totale di 150 mila chiamate. Ogni cellulare aveva un suo omologo con scheda SIM dell’altro operatore e così, ogni telefono ha ricevuto 7500 chiamate, 15 mila per coppia. Una volta cominciato l’esperimento, durato 35 giorni, i ricercatori hanno cominciato a misurare cosa accadeva ad ogni chiamata con particolare attenzione a quante volte cadeva la linea e quante volte non si riusciva proprio a prenderla.
Al termine della raccolta dati, l’esperimento ha sentenziato che i telefoni tradizionali non smart, hanno ricevuto chiamate senza nessun tipo di problema per il 97,7% delle volte mentre gli smartphone si sono fermati al 94,6%. Gli smartphone hanno, rispetto ai cellulari tradizionali, un tasso doppio di tentativi falliti per quel che riguarda l’avvio di una chiamata ed addirittura triplo, di caduta della connessione.
Secondo Mario Frullone, direttore delle ricerche per la fondazione Ugo Bordoni, “i produttori investono tanto in software per gli smartphone ma poco nell’ottimizzazione della parte radio“. Alle stesse conclusioni sono arrivati i ricercatori danesi facendosi l’idea che la fortissima spinta all’innovazione nel capo della telefonia mobile, porta i produttori a realizzare smatrphone sempre più complessi nel minimo tempo possibile, non perfezionando le ottimizzazioni ed i test sull’antenna dei terminali. Una volta immessi sul mercato, i telefoni vengono testati più approfonditamente dagli utenti, che si trovano ad essere più che acquirenti, degli involontari beta tester. In un secondo momento, poi, i costruttori rilasciano degli aggiornamenti firmware per correggere eventuali bug o mancate ottimizzazioni. Il problema di questo tipo di sviluppo è che gli aggiornamenti non possono andare a sostituire parti hardware difettate o mal progettate, lasciando i consumatori in balia di sè stessi, con il rischio di trovarsi tra le mani l’oggetto del desiderio che non corrisponde però, alle aspettative. In alcuni casi, smartphone di recente immissione nel mercato, hanno addirittura antenne meno sensibili rispetto ai loro predecessori; secondo gli studi danesi, infatti, l’iPhone 4S ha un’antenna migliore dell’iPhone 5, stessa cosa, per par condicio, capita al samsung Galaxy S3 che se la cava peggio dell’S2.
In sostanza, quindi, i cellulari tradizionali hanno avuto la loro rivincita almeno in un campo. Se dovete fare una chiamata, affidatevi al caro e vecchio cellulare tradizionale, tutto il resto, fatelo con uno smartphone.
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