Hiv: per la seconda volta, la prima nella casistica di trasmissione da madre a figlia, una cura ha fatto scomparire il virus in una malata di HIV
HIV – La dottoressa Deborah Persaud del John Hopkins Children’s CenterHIV: primo caso di guarigione in un neonato
Per la precisione si parla di “guarigione funzionale”, ossia il virus è stato talmente ridotto che l’organismo può tenerlo sotto controllo senza l’ausilio di farmaci antiretrovirali.
Fino ad oggi, nella lunga lotto contro l’HIV e contro l’AIDS, l’unico caso acclarato di guarigione riguarda un paziente adulto (noto alle cronache mediche come il “paziente di Berlino”), affetto da HIV e leucemia, il quale a seguito di un trapianto di midollo osseo aveva visto la completa scomparsa del virus.
Va detto che in questo caso il donatore di midollo era portatore di una rarissima mutazione genetica che è stata ritenuta responsabile della mancata penetrazione del virus nelle cellule.
A riferire di della prodigiosa guarigione della neonata è la dottoressa Deborah Persaud del John Hopkins Children’s Center, che dichiara ai giornalisti: “Per noi pediatri è il nostro Timothy Brown. È la prova che possiamo curare l’Hiv se riusciamo a riprodurre questo caso”
Alla neonata è stato somministrato un cocktail di tre farmaci antiretrovirali subito dopo la nascita. Sembra infatti che, a seguito delle analisi condotte dalla dottoressa Hannah Gay dell’Università del Mississippi Medical Center, la bimba avesse contratto il virus nel grembo materno e non durante il parto (come comunemente può accadere), quindi è stata tentata una terapia curativa e non la consueta profilassi. Ciò significa che i farmaci le sono stati somministrati meno di 30 ore dopo la sua nascita, ossia molto prima di quello che avviene normalmente con i neonati ad alto rischio contagio.
Questo pare abbia fatto i regredire i livelli del virus fino a valori non rilevabili, il tutto a seguito di ripetute analisi condotte nell’arco dei primi 18 mesi di vita della bimba.
Una volta sospeso il trattamento le sono stati rieseguiti i test diagnostici dopo cinque mesi e il virus dell’HIV era rimasto a valori non rilevabili, la cosiddetta “guarigione funzionale”.
Proprio mentre, in questi giorni, viene pubblicato uno studio della BMC Psychology nella relazione tra l’HIV e la compromissione delle regioni frontostriatali del cervello (le trutture coinvolte nel riconoscimento delle emozioni facciali), si aprono prospettive di speranza nella lotta contro questo virus e contro la malattia ad esso legata (l’AIDS)
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