In una lettera indirizzata alla sua casa editrice, Hemingway scriveva di essere stimolato dalla storia di un vecchio pescatore dell’Havana che, dopo una lotta di tre giorni, riesce a pescare un pescespada enorme. Sulla rotta di ritorno, però, i pescecani divoravano tutto e al pescatore, arrivato sulla terraferma, non rimanevano che la testa e la lisca del pesce.
Nasceva così “Il vecchio e il mare”, il romanzo che nel 1954 valse allo scrittore statunitense il premio Nobel per la letteratura. E nasce dalla sua trama lo spettacolo teatrale che andrà in scena questo pomeriggio alle 17 al Teatro Valle occupato di Roma.
Come ieri nel corso della prima, il racconto sarà affidato a tre personaggi che sono la rappresentazione simbolica di altrettanti vissuti e altrettante età: Hemingway, lo scrittore avventuriero e le sue creature, Santiago, il vecchio pescatore e Manolin, il ragazzo, interpretati da Bruno Soriato, Robert McNeer e Salvatore Marci.
Hemingway è l’adulto nel pieno del suo vigore, stimolato e messo in crisi da una storia semplice quanto emblematica. Santiago, il vecchio pescatore lotta nel mare tra le corde, con le sue mani nude e fa un salto spirituale nell’ultimo passaggio della sua esistenza. Infine Manolin, il giovane che si scopre importante per il vecchio e, grazie all’esperienza del suo maestro, si prepara a diventare uomo.
Come in una partita di baseball, l’autore fa rimbalzare la palla tra il vecchio e il mare, tra i personaggi e la natura, colonna portante del racconto. Sempre lì a ricordarci che siamo parte di un grande gioco in cui possiamo vincere, ma mai trionfare completamente.
La scenografia e le luci, curate dal regista Michelangelo Campanale, giocano un ruolo importante poiché creano uno spazio all’interno del quale corde e linee evocano la tensione del racconto e regalano allo spettacolo un taglio cinematografico.
Vincitore del premio Eolo 2011, l’opera è realizzata dalla compagnia “la luna nel letto” e si inserisce in un progetto più ampio dal titolo “Valle dei ragazzi. Uno sguardo sul teatro per le nuove generazioni”. Curato dal teatro delle apparizioni in collaborazione con il gruppo studio TRI, che da anni si occupa di ricerca sul teatro per l’infanzia, il progetto nasce con lo scopo di creare un luogo dove bambini e adulti possano condividere un’esperienza fatta di avventure vissute in mondi vicini e lontani in cui perdersi per ritrovarsi più grandi o più piccoli. Interlocutori privilegiati delle creazioni sono i bambini e i ragazzi che, grazie al loro sguardo di esseri umani in divenire, diventano una musa ispiratrice. Tuttavia, i lavori proposti sono percorribili anche dallo spettatore adulto il cui compito deve essere non solo quello di accompagnatore, ma anche quello di compagno di viaggio del bambino.
Articolo a Cura di: Claudia Cannatà
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