In Grecia sembra che la crisi non conosca la parola crisi ma solo sviscerare, consumare a poco a poco e vari sinonimi. Il Governo ellenico per venire incontro ad una popolazione, ormai spolpata fino all’osso, ha offerto la possibilità ai supermercati di vendere cibi scaduti, ovvero di riempire gli scaffali di merce che va oltre la data di scadenza riportata sull’etichetta che recita “Da consumarsi preferibilmente entro”.
In Grecia è possibile vendere cibi scaduti. La merce che rientra in questa “categoria” dovrà essere collocata in spazi appositi e separata dalla merce ” non scaduta” e sarà venduta per un periodo limitato di tempo e avrà un costo quasi del 70% in meno rispetto al prezzo di partenza. Il tutto nasce allo scopo di frenare questa forte crisi economica che colpisce persone di ogni età, che colpisce rimanendo segni indelebili e che ci sta consumando come una candela. Per meglio comprendere il periodo di crisi che sta vivendo il popolo ellenico è sufficiente fornire pochissimi dati come il tasso di disoccupazione salito al 27,6% e una calo delle vendite al dettaglio nel primo semestre del 2013 che sfiora il 14%.
In Grecia è possibile vendere cibi scaduti. Si sa che, indipendentemente dal periodo di crisi, mangiare è un bisogno primario e l’unico ed è l’unico tra i nostri bisogni primari ad essere dispendioso, in più “LA POPOLAZIONE NON CORRE ALCUN PERICOLO” a detta del ministro dello sviluppo economico Giogios Stergou. A rendere l’iniziativa ancora più sicura è il fatto che la dicitura “DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTE ENTRO” è solo uno strumento di sicurezza, in quanto è assolutamente sbagliato pensare che il prodotto non sia buono oppure pericoloso o dannoso per la nostra salute.
In Grecia è possibile vendere cibi scaduti. Lo schema di quest’iniziativa o promozione come viene definita è il seguente:
I prodotti con giorno e mese di scadenza potranno essere venduti per una settimana dopo la data di scadenza
I prodotti con mese e anno di scadenza potranno essere venduti per un mese dopo la data di scadenza
I prodotti con un limite legato sola all’anno potranno essere venduti per tre mesi dopo la data di scadenza.
Nel caso in cui anche quest’iniziativa non dovrebbe far aumentare le vendite al dettaglio, diventa difficile ipotizzare un’altra possibile soluzione, bisognerà puntare sul fatto di eliminare in modo definitivo il fabbisogno di mangiare.
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