Giornalisti contro il popolo del Web: chi fa informazione rischia sei mesi di carcere.
Il caso di una web tv di pordenone denunciata dall’ ODG per abuso della professione.
Un po’ di storia…
Nel 1925, con l’era del fascismo, fu istituito per legge l’albo professionale dei giornalisti il quale, ancora oggi, prevede l’iscrizione dei giornalisti per poter esercitare la professione.
Benito Mussolini sapeva bene che la stampa aveva un enorme valore in quanto già direttore dell’ “Avanti” e del “Popolo d’Italia” e aveva in mente un disegno organico di sottomissione della stampa; in tal modo poteva mettere a tacere e garantirsi al proprio servizio gli importanti giornali del tempo come il “Corriere” e la “Stampa”. L’idea non era quella di eliminare i quotidiani, ma quelli di rendere fascisti i quotidiani d’informazione.
Per completezza si deve ricordare che dopo il fascismo, la repubblica democratica non cambiò la sostanza della legge fascista sulla stampa, che oggi è organizzata come in precedenza. Ad esempio la legge sull’accesso alla professione di giornalista è rimasta inalterata.
Arriviamo ai fatti
L’ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, ha denunciato una web tv di Pordenone per “abuso della professione”. Il titolare della web tv (http://www.pnbox.tv/), Francesco Vanin, adesso rischia sei mesi di carcere.
La testata non è registrata ed è uno spazio in cui gli utenti possono caricare video, che vengono trasmessi gratuitamente, riguardanti fatti di politica, di attualità, di cronaca, eventi culturali etc.
L’accusa è quella di aver diffuso “ gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo”. In pratica, quello che centinaia di blog e utenti fanno abitualmente quando postano video e foto sui social network. Inoltre, in quanto responsabile delle trasmissioni sulla webtv, secondo l’ordine avrebbe svolto “attività giornalistica non occasionale diffondendo gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità politica e spettacolo relativi soprattutto alla provincia di Pordenone”. L’ordine dei giornalisti pare sostenere che soltanto chi è munito di tesserino può fare informazione e diffondere notizie.
“Mi aspettavo la denuncia – spiega Vanin – come tutte le corporazioni, anche l’Ordine dei giornalisti cerca di mantenere le sue rendite di posizione. Già il fatto che esista ancora è un’anomalia tutta italiana, nonché un retaggio dell’era fascista”. Ma quel che secondo l’amministratore della webTv è più grave è che “in base ai capi di accusa che mi sono stati imputati, anche chi scrive su Facebook può essere denunciato”. In pratica, “se mio figlio posta un video su YouTube rischia sei mesi di carcere”. E aggiunge che la registrazione come testata non è obbligatoria per chi “rinuncia alle provvidenze statali”. Una scelta, quella di non ricevere contributi pubblici, ” per continuare a essere liberi e indipendenti”.
Il presidente del’ODG del Friuli Venezia Giulia e autore dell’esposto ha risposto con un’intimidazione :” il nostro esposto è a tutela della categoria e dell’ordine. Se viene meno la garanzia della legge sulla stampa siamo nella giungla. E se le piattaforme online, dalle web tv ai blog, fanno informazione continuativa, allora noi tuteliamo la categoria”.
Ma è giusto che nel 2012, con l’era di internet, sia vietato di fare informazione e di esprimersi? Come si può fare un discorso del genere nell’era degli smartphone che permettono in tempo reale di condividere con il mondo video e foto che testimoniano una vicenda che può essere ad esempio una manifestazione o quant’altro?
Dobbiamo ritenerci colpevoli per aver esercitato il diritto d’espressione tutelato dalla nostra Costituzione? Siamo dei criminali per aver dato sfogo alla nostra creatività attraverso i blog e i social network?
Dateci la vostra opinione!
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