Fulmine sulla su San Pietro, la foto non sarebbe un fotoritocco: il fotografo ha rilasciato tutti i dati tecnici, confermati dalla rete europea di rilevazione dei fulmini.
Fulmine su San Pietro, il Caso.
Le coincidenze non passano mai inosservate, soprattutto se riguardano un argomento così chiacchierato come le dimissioni di Benedetto XVI. Sul Pontefice è stato detto di tutto e milioni sono state le reazioni proveniente da ogni parte del mondo. E qualcuno, magari tra le file dei più fedeli, si è domandato se in qualche modo questo gesto non avrebbe potuto scatenare l’ira divina del Signore. Detto, fatto: in una giornata pregna di eventi e simboli sia per l’annuncio delle dimissioni, sia per le condizioni meteorologiche di Roma, un segno divino sembrerebbe essere davvero arrivato, ovvero un fulmine su San Pietro, più precisamente sulla sua cupola. Si deve ammettere che il fascino è innegabile: Dio, da sempre presentato come a metà tra la bontà e la punizione, scaglia un fulmine contro la sua chiesa nel giorno del papa dimissionario. Insomma, c’è di che parlare. Nell’era però in cui le foto sono tutte sottoposte a filtri e ritocchi, non si è potuto non pensare ad un altro Dio, quello della grafica per eccellenza, Photoshop. C’è infatti chi ha accusato l’autore della foto di aver usato qualche click per “approfittare” della succulenta occasione della giornata. Oltre che la pioggia sono cadute quindi critiche e fotografie di Milano con Madonnina e Duomo colpiti dal fulmine, anche se l’effetto simbolico non è minimamente simile a quello della Cupola di San Pietro.
L’autore dello scatto non è però un fotografo amatoriale, bensì un reporter dell’Ansa, Alessandro di Meo, che ha risposto a tutte le accuse che gli sono state rivolte con una semplice dichiarazione: “Stava arrivando un temporale. Ho visto il primo fulmine e mi sono spostato sotto il colonnato. Mentre pulivo la lente dalla pioggia un primo fulmine ha colpito la cupola. Ho provato ancora diverse volte finché un fulmine ha colpito la cupola proprio mentre scattavo”. Per rinvigorire la sua tesi, Alessandro di Meo, da professionista qual è, ha anche dato dei dati circa lo scatto: macchina appoggiata su una transenna, tempo di esposizione 8 secondi, diaframma 9 e 50 Iso di sensibilità, impostazione manuale. Lo scatto è avvenuto alle 17.56 e Stefano Dietrich, responsabile nazionale della rete europea di rilevazione dei fulmini Linet,dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Roma ha confermato i dati: “Alle 17,54 di lunedì 11 febbraio sono stati registrati due fulmini intervallati da 75 millesimi di secondo e a una distanza di circa 3 chilometri l’uno dall’altro. L’interpretazione è che siano stati due rami dello stesso fulmine e, dato il margine di incertezza, non si può escludere che uno dei rami abbia centrato proprio la cupola di San Pietro. Escludo nel modo più assoluto che si sia trattato solo di un effetto della prospettiva”.
Altro che Photoshop, ritocchi, prospettive e quant’altro: il fotografo ha solo avuto un pizzico di fortuna nel trovarsi al posto giusto nel momento giusto. E ha avuto l’occasione di “immortalare l’ira del Signore” o più semplicemente un semplice fulmine di un temporale romano da tempo annunciato.
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