“Fiscal Compact/OMT/MES, entreranno nelle nostre vite a suon di Troika, il portone d’altronde è spalancato”. A lanciare l’allarme, con un post sulla sua pagina facebook, è ancora una volta Lidia Undiemi. La giovane e preparatissima giornalista economica si batte da tempo per fare informazione sulle conseguenze dei principali trattati europei, a partire dal MES e dal Fiscal Compact.
Abbiamo già trattato su queste pagine, prendendo spunto anche dalle inchieste giornalistiche di Lidia Undiemi, gli argomenti, cercando di fare una sintesi il più possibile completa ed esaustiva. Vi invitiamo pertanto a rileggervi, per una migliore comprensione del testo, gli articoli precedenti (e MES, Meccanismo Europeo di Stabilità: cosa è e come funziona | SCHEDA del 25 marzo 2013 e Fiscal Compact: cosa è e come funziona. Tutti i numeri | SCHEDA del 1° maggio 2013).
Il rischio fondamentale è, al solito, quello della progressiva perdita di sovranità da parte del nostro Paese nei confronti dei partner europei (e non solo) creditori. E’ ormai cronaca quotidiana il trasferimento di gruppi industriali e marchi storici italiani a proprietà estere. Dopo la fuga dei cervelli l’Italia assiste impotente alla fuga dei marchi e degli asset. Fuga che non preoccupa Enrico Letta. Il premier del Governo di “larghe intese” PD-PDL infatti ripete che non c’è nulla di male in questi trasferimenti, ma non tutti sono d’accordo con lui.
La maggior parte delle aziende in fuga, secondo i dati della CGIA di Mestre, sarebbero lombarde (la vicinanza della Svizzera è un elemento di grande attrazione). A guidare la classifica dei paesi più accoglienti nei confronti delle nostre aziende è invece la Francia, seguita da Stati Uniti, Germania e Romania.
L’Italia, già preda di una perenne instabilità politica e già zavorrata di un enorme gap tecnologico nei confronti dei competitori internazionali, frenata dagli eccessi della propria burocrazia e da tassi di corruzione insostenibili, si prepara (si fa per dire) ad affrontare le richieste di MES e Fiscal Compact. Si prepara un autunno caldissimo per l’economia e la società italiana, con possibili rivolte popolari, evocate ormai da più parti come probabili.
La risposta che giunge da Confindustria ed altre associazioni, dopo le recenti turbolenze politiche, è sempre la stessa: “non esiste un Governo alternativo a quello di Letta”. In realtà, una alternativa ad un Governo c’è sempre, a meno che a decidere non sia più il popolo, ma una entità terza. Ecco appunto che entra in scena la Troika (Commissione Europea – Banca Centrale Europea – Fondo Monetario Internazionale), già protagonista nell’insediamento dei governi Monti e Letta in Italia e del governo Papadimou in Grecia. La temuta alternativa ad un governo voluto dalla troika, sarebbe dunque un governo diretto (già evocato da importanti politici tedeschi in un recente passato) della troika, bypassando le residue strutture democratiche esistenti.
Scenari foschi e forse esagerati, si spera, ma non campati in aria.
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