Dreyfus, il nuovo Caso Dreyfus: Renato Farina oggi alla Camera ha dichiarato di essere l’autore dell’articolo, attribuito a Sallusti, condannato a 14 mesi
Dreyfus ovvero Renato Farina! Spunta in diretta oggi alla Camera la confessione di Renato Farina che si è auto proclamato autore dell’articolo per il quale Alessandro Sallusti è stato condannato a 14 mesi dalla Cassazione con l’accusa di omesso controllo in un procedimento per diffamazione ai danni dell’ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block.
Il nuovo Caso Dreyfus, perdonatemi l’accostamento storico ma curiosamente rievocato dallo pseudonimo di Farina, sembra sempre più avvicinarsi ad un giallo! Si perché, ai tempi in cui fu scritto l’articolo diffamatorio ai danni dell’ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block, Renato Farina scrisse sotto pseudonimo l’articolo e, per tutto questo tempo, se ne è ben guardato dal renderlo pubblico. Forse che avesse pensato che mai “il caso” avrebbe assunto questa portata?
Ma andiamo per gradi. Renato Farina dunque oggi alla Camera ha “confessato”, ecco le sue testuali parole:
“Quel testo a firma ‘Dreyfus’ lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell’articolo, quel qualcuno sono io”.
Il Giornale, oggi in edicola, porta ancora la firma di Sallusti il quale, nell’editoriale di prima pagina, spiega la notizia di ieri sera riguardante le sue annunciate dimissioni:
“per rispetto ai lettori e ai colleghi, il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno fino in fondo il proprio pensiero perché fisicamente in carcere o sotto schiaffo da parte di persone intellettualmente disoneste che possono in ogni momento far scattare le manette a loro piacimento”.
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“In un Paese dove più che gli euro mancano le palle, non voglio concedere nessuna via d’uscita a chi ha partecipato a questa porcata. Non ho accettato trattative private con un magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me. Non accetto ora di evitare la cella”.
Ma torniamo all’attuale caso Dreyfus …ops, Renato Farina. Ecco una sua breve “scheda”:
Renato Farina, alias Dreyfus ex giornalista, deputato (eletto alla Camera nel 2008 nelle liste del PDL) e scrittore, ha ammesso di aver collaborato, quando era vicedirettore di Libero, con i Servizi Segreti italiani, fornendo informazioni e pubblicando notizie false in cambio di denaro. La legge numero 801 del 1977 fa divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi e per questo motivo è stato radiato dall’Ordine dei giornalisti.
In seguito la Corte di Cassazione ha annullato tale provvedimento, poiché Renato Farina si era già dimesso dall’Ordine quando ne fu radiato. Attualmente lavora come opinionista di Libero.
Per “onor di cronaca” ecco anche una breve scheda su Alfred Dreyfus, pseudonimo sotto il quale appunto scrisse Renato Farina:
Alfred Dreyfus Capitano dello Stato Maggiore, ebreo, il 22 dicembre 1894 fu condannato da un tribunale militare con l’accusa, poi rivelatasi falsa, di alto tradimento.
Nel 1871 la Francia era reduce dalla sconfitta subita nella guerra contro la prussia e i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale estensore di una lettera indirizzata a un ufficiale tedesco in cui venivano rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l’esplodere del caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un verdetto della Corte di Cassazione.
Il Caso Dreyfus:
Durante la prigionia di Dreyfus sull’Isola del Diavolo, nella Guiana Francese, in Francia il caso giudiziario divenne motivo di divisione nel Paese: l’opinione pubblica si divise in due schieramenti: i dreyfusards e gli antidreyfusards. I primi, intellettuali, politici e tutti coloro che consideravano l’affaire un eclatante caso di antisemitismo, di razzismo e di nazionalismo cieco; i secondi, nazionalisti, antisemiti e militari.
Un ruolo importante nella formazione dell’opinione pubblica fu svolto dalla stampa: in particolare dal giornale L’Aurore, che pubblicò un articolo dello scrittore Émile Zola; si trattava di una lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure, suggestivamente intitolata J’accuse: una denuncia dell’arbitrio giudiziario e della manipolazione dell’informazione.
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