Dotcom farà causa ai servizi segreti neozelandesi dopo essere stato intercettato illegalmente, secondo le leggi di Wellington.
Kim Dotcom è stato spiato illegalmente dai servizi segreti neozelandesi
La Corte d’appello della Nuova Zelanda ha stabilito che Kim Dotcom potrà procedere in sede legale contro i servizi segreti del paese, che lo hanno spiato illegalmente. Kim Schmitz, conosciuto dal popolo di internet ed alle cronache giudiziarie, come Kim Dotcom è il creatore e proprietario dell’impero chiuso dall’FBI di Megaupload ed è accusato di violazione del diritto d’autore. Megaupload per diverso tempo è stato uno dei più frequentati siti di file sharing nel quale era possibile trovare, praticamente ogni genere di materiale, compreso quello coperto dal copyright.
Nel gennaio 2011, il corpulento Kim Dotcom, è stato arrestato su richiesta dell’FBI nella sua villa di Auckland che ne ha richiesto, contestualmente, l’estradizione negli Stati Uniti dove è ricercato e rischia una pena fino a 20 anni di carcere. Nel corso della causa per ottenere l’invio dell’uomo davanti ad una corte federale statunitense, è stato scoperto che il Bureau Governativo di Sicurezza delle Comunicazioni o Gcsb, ha spiato illegalmente Kim Dotcom. La legge neozelandese, infatti, prevede che il Gcsb possa spiare segretamente solo individui che non hanno il diritto a risiedere nel paese mentre il fondatore di Megaupload si è trasferito già da tempo, nel paese oceanico, con un visto di residenza.
La Corte d’appello ha stabilito quindi che il Gcsb non aveva alcun diritto di spiare Kim Dotcom e, a seguito delle proprie azioni, ha violato i diritti dell’uomo ordinandone il sequestro di beni e l’arresto. A seguito di questo comportamento illegale sia dei servizi segreti che della polizia, gli avvocati di Dotcom, potranno intentare una causa per il risarcimento dei danni. Con la decusione presa, la Corte d’appello ha sentenziato che il Gcsb non può essere esonerato dal seguire le leggi neozelandesi.
La causa contro Megaupload, intanto, continua. Le autorità Usa accusano Kim Dotcom di aver fatto perdere 500 milioni di introiti ai titolari del diritto d’autore tramite il servizio offerto, mentre la difesa sostiene che il proprietario non può essere riconosciuto come responsabile per ciò che gli utenti copiavano e scaricavano dallo spazio di archiviazione messo a disposizione.
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