Dopo l’annuncio di questa mattina di voler abbandonare l’abito talare, arriva la smentita: nessuna dimissione e nessun pentimento per don Corsi.
Il mistero di quest’oggi forse ha un nome e potrebbe essere quello di Piero Corsi. Dopo lo scandalo del volantino sul femminicidio, le ultime notizie dalla Curia appaiono contrastanti. Questa mattina sembrava essere giunto il mea culpa di Don Corsi, con l’annuncio delle sue dimissioni dal ruolo di sacerdote. Prontissima è stata però la smentita, prima dalla Curia di La Spezia e poi direttamente dal protagonista della vicenda. Con una dichiarazione all’agenzia Adnkronos, don Piero annuncia di non essere stato lui il mittente della missiva recante le dimissioni e, per quanto concerne il mea culpa, sembra non esistere. Don Piero Corsi si dichiara, invece, dispiaciuto per le ingiurie piovute su di lui a causa del volantino affisso, accusando i giornalisti di aver fatto cattiva informazione. Il volantino, secondo il sacerdote, sarebbe nulla di più di un articolo di giornale in cui lui ha espresso liberamente la propria opinione.
Nessuno voglia privare il sacerdote di esprimere un proprio pensiero che però ha oltrepassato la provocazione nei confronti delle donne. Il contenuto può essere infatti letto con una nota medievale, dato che la colpa del femminicidio è attribuita direttamente alle donne che, vestite in abiti fin troppo succinti, risveglierebbero i desideri degli uomini.
Non è la prima volta che un sacerdote si scaglia contro le donne e le addita come provocatrici del sesso maschile. La domanda che sorge spontanea è evidente: come mai don Corsi può esprimere liberamente la propria opinione senza incorrere nelle sanzioni della Curia mentre le donne non posso, altrettanto liberamente, vestire nel modo che più le aggrada?
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